Il Papa in Bulgaria incontra i profughi e i cattolici del Paese

Prosegue il viaggio di Francesco in Bulgaria. Stamane il primo incontro è stato riservato ad una visita al Centro di accoglienza profughi di Vrazhdebna, una struttura gestita dalla locale Caritas. Il Papa qui ha incontrato una cinquantina di profughi, soprattutto famiglie con bambini. Come ha spiegato il portavoce vaticano A. Gisotti a vaticannews «molto bella è stata la consegna al Papa dei disegni, il modo più naturale per i bambini, e un dono che il Papa ha apprezzato molto. I disegni hanno un particolare significato di bellezza, di gioia: questo credo che avrà colpito sicuramente il Santo Padre, come anche noi. Erano disegni belli, gioiosi, come anche il coro dei bambini che ha accompagnato tutta la visita, stiamo parlando di bambini in età di scuola elementare dai 6 ai 10 anni».

Francesco ha sottolineato, in un breve saluto ai bambini e ai loro genitori e a tutti i volontari presenti nel centro, che i bambini sempre ci aiutano a comprendere meglio quello che succede. Un cammino doloroso ha detto il Papa, di questi bambini, delle loro famiglie nello sfuggire alla guerra, alla miseria, nel lasciare la loro patria e cercare di inserirsi in altre aree del mondo, ma anche un senso di speranza. Poi, il Papa ha detto una cosa molto forte:

«Oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è un po’ una croce, una croce dell’umanità, è la croce che tanta gente soffre».

E poi il Papa ha ringraziato questi bambini, queste famiglie, per la loro buona volontà anche in questa via crucis.

I migranti in Bulgaria: la punta del flusso tra il 2015 e il 2017, ora si registra un calo

Aperto nel 2013, nel vecchio edificio di una ex scuola della periferia di Sofia, il Centro è uno dei tre siti per i rifugiati della capitale bulgara, insieme ai campi di Ovcha Kupel e di Voenna Rampa. A prendersi cura dei profughi sono le organizzazioni internazionali, la Caritas e le Ong locali. La Croce Rossa bulgara, finanziata dalla Federazione internazionale e dalla Croce rossa svizzera, distribuisce cibo, kit igienici e assistenza ai bambini. Da parte sua, la Caritas porta avanti anche in questo contesto il programma Share the journey, promosso dal Papa. In questo centro di accoglienza, con l’aiuto dell’Agenzia statale per i Profughi, assieme al Catholic Relief Services e all’Unicef, sono state avviate delle iniziative e delle attività che vogliono essere di aiuto alle persone che desiderano integrarsi nella società bulgara. Fino al 2012, la Bulgaria non era una meta privilegiata per il flusso dei migranti. Quell’anno le richieste furono solo 1.387. Tra il 2013 e il 2015, c’è stato un aumento del 1.300%. L’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati, nel 2016, ha registrato circa 19 mila richieste di protezione internazionale, in linea con quelle del 2015, quando furono oltre 20 mila. Questi numeri hanno sconvolto la gestione delle strutture di accoglienza del Paese adatte soltanto a ricevere circa 5 mila rifugiati in 6 strutture. Rientrata l’emergenza, nel 2018, la diminuzione di migranti clandestini è stata dell’85% rispetto agli anni precedenti.

La Messa di Francesco per la comunità di Rakovski

Dopo l’incontro nel Centro Caritas, Francesco ha celebrato una Messa per la comunità di Rakovski,  amministrando il sacramento della Prima Comunione per 245 bambini di tutto il Paese. E’ la prima volta che succede durante un suo viaggio apostolico. Francesco ha ricordato ai piccoli la «carta d’identità» dei cristiani ed esortato a essere ogni giorno più uniti a Gesù, desiderando che anche gli altri lo siano maggiormente.

Il Papa incontra i cattolici di Rakovski

Francesco in pomeriggio, prima di ripartire per Sofia, incontra i cattolici di Rakovski. Lo fa ricordando Angelo Roncalli poi Giovanni XXIII che in Bulgaria lavorò come Delegato Apostolico. «Vedere con gli occhi della fede. Desidero ricordare le parole del Papa buono, che seppe sintonizzare il suo cuore con il Signore in modo tale da poter dire di non essere d’accordo con quelli che intorno a sé vedevano solo male e da chiamarli profeti di sventura. Secondo lui bisognava aver fiducia nella Provvidenza, che ci accompagna continuamente e, in mezzo alle avversità, è capace di realizzare disegni superiori e inaspettati».

Gli uomini di Dio si lasciano guidare dalla forza della risurrezione
«Gli uomini di Dio sono quelli – sottolinea il Papa – che hanno imparato a vedere, confidare, scoprire e lasciarsi guidare dalla forza della risurrezione. Riconoscono che esistono situazioni o momenti dolorosi e particolarmente ingiusti, ma non restano con le mani in mano, intimoriti o, peggio, alimentando un clima di incredulità, malessere o fastidio, perché questo non fa che nuocere all’anima, indebolendo la speranza e impedendo ogni possibile soluzione. Gli uomini e le donne di Dio sono coloro che hanno il coraggio di fare il primo passo: questo è importante! E cercano creativamente di porsi in prima linea testimoniando che l’Amore non è morto, ma ha vinto ogni ostacolo. Si mettono in gioco perché hanno imparato che, in Gesù, Dio stesso si è messo in gioco: questa è la bellezza della nostra fede».
Francesco ricorda poi il suo incontro al campo profughi di questa mattina. «Lì mi dicevano che il cuore del Centro nasce dalla consapevolezza che ogni persona è figlia di Dio, indipendentemente dall’etnia o dalla confessione religiosa. Per amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum vitae; l’amore precede, si anticipa. Perché è gratuito. In questo Centro della Caritas sono molti i cristiani che hanno imparato a vedere con gli stessi occhi del Signore, che non si sofferma sugli aggettivi, ma cerca e attende ciascuno con occhi di Padre. Dobbiamo stare attenti, siamo caduti nella cultura dell’aggettivo… Dio non vuole questo: questa è una persona, lasciamo che Dio metta gli aggettivi e noi mettiamo l’amore ad ogni persona. Questo vale anche per il chiacchiericcio, che viene da noi con molta facilità. Dobbiamo passare alla realtà del sostantivo».
Chi vede «con gli occhi della fede» – aggiunge – non passa «la vita affibbiando etichette, classificando chi è degno di amore e chi no», ma cerca «di creare le condizioni perché ogni persona possa sentirsi amata, soprattutto quelle che si sentono dimenticate da Dio perché sono dimenticate dai loro fratelli. Chi ama non perde tempo a piangersi addosso, ma vede sempre qualcosa di concreto che può fare. I pessimisti rovinano tutto e l’amore apre sempre le porte: Papa Giovanni aveva ragione. Il Signore è un ottimista inguaribile».

fonte: vaticannews/red

Chiesa cattolica svizzera

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