Non lasciamoci rubare il gusto della vita

Pasqua 2019: gente che va e viene da casa perchè c’è chi è di turno e lavora tutto il giorno, c’è chi fa picchetto, ci sono i parenti che arrivano da lontano, come possono. Alla fine si opta per una cena pasquale che raccoglie lavoratori, picchettisti e viaggiatori. Si discute a tavola della vita di oggi, dei ritmi e della velocizzazione. Intanto le notizie dell’ultima ora, anche drammatiche come quelle che arrivano dallo Sri Lanka, annientano completamente messaggi e parole che solo qualche ora prima erano attualità da commentare. La mondializzazione che procede mai disgiunta dal processo di rapidizzazione sociale, provoca questo effetto di vite costrette a dimenticare l’immediato appena trascorso delle cose, per inseguire una successione ininterrotta di nuovi istanti.

Così Notre Dame sparisce, la via Crucis di suor Eugenia dal Colosseo che è di un’eloquenza unica, capace di far percepire la carne di Cristo nelle donne violate, trafficate e abusate, vola via anche lei, quando ancora necessiterebbe una riflessione e un commento. E intanto arriva la tragedia dello Sri Lanka, con il suo infinito dolore e un grido di ingiustizia. Così scorre, in un alternarsi repentino di eventi, la Pasqua 2019.

Ma c’è ancora il tempo per assaporare il gusto della vita? Ci sono ancora i momenti in cui meditare, scrivere, leggere e soprattutto telefonare per gli auguri a qualcuno che non si sente da un pezzo? C’è ancora la possibilità di rileggere un testo significativo? Forse sì, ci sono queste possibilità, sempre che non ti sfuggano semplicemente perché spariscono dalle homepage dei siti.

Le occasioni restano, certo, ma sono sempre più convertite in istanti brevi. E allora, mi chiedo, c’è una ricetta per riuscire a scamparla alla logica dell’istante? Non optiamo mai per una fuga dalla realtà, piuttosto per un’assunzione consapevole della stessa. Viverlo quindi questo «istante» senza fuggirlo, affrontarlo a viso aperto, magari usando i nostri smartphone per salvare da qualche parte notizie, video, testi su cui ritornare.

Ma non per fermarci qui: oggi, infatti, occorre lottare senza recedere sul diritto alla libertà di essere persone che come tali necessitano di memoria storica, riflessione, tempi da dedicare alle relazioni umane e non solo umani-robot messi per «forza di cose» dentro quello scorrere velocizzato del tempo che finisce con anestetizzare la memoria e produrre una sorta di preoccupante alzheimer collettivo. È il diritto al gusto della vita. Senza «gusto» infatti, la vita si fa insipida, come lo è una minestra senza sale. E cosa offre una vita insipida al singolo e alla comunità umana? Un ripetitivo muoverci senza passioni che porta a perdere di vista il senso del perché si vive, si soffre, porta a smarrire quelle domande esistenziali decisive, fossero anche legate all’attualità ma che costituiscono l’essere umano da sempre e gli consentono di non brutalizzarsi.

Il gusto della vita, infatti, è vitale per restare umani. Lo ricordava già il vecchio Dante quando scrive «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza».

Chiesa cattolica svizzera

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