La testimonianza di Roberto Aita. La guarigione passa dall'incontro con una Persona, non con una dottrina

«Gesù è Risorto. Prima di essere una dottrina, è un uomo in carne ed ossa da incontrare». Mi accoglie con queste parole Roberto Aita, missionario laico assieme alla moglie Loira, entrambi di Biella ma ora residenti a Stabio e fondatori dell’associazione GERmission (www.germission.org), al cui centro vi è un’attività evangelizzatrice in favore soprattutto dei sofferenti. Egli è l’invitato speciale di alcune serate che si stanno svolgendo presso la parrocchia di Besso, su invito del parroco don Marco Dania.

Ma come e perché si diventa oggi missionari laici? «Ho scoperto la mia vocazione durante un incontro di preghiera carismatica, tanti anni fa. Dapprima, mi ritrovai a piangere di dolore per i miei peccati e poi di gioia per il senso di salvezza che mi invadeva. Ma ci terrei a sottolineare una cosa: Dio non venne a cercarmi, come spesso capita, in un momento di profondo dolore, ma anzi, di pieno benessere; gli affari andavano bene (ero grafico pubblicitario e artista) e riuscivo anche a coltivare le mie passioni come l’arte. Insomma, tutto era perfetto, eppure, senza saperlo, mi mancava Gesù».
«Incontrandolo per davvero, niente è più stato come prima. Guidati dal vescovo di Biella Mons. Giustetti, abbiamo quindi intrapreso una serie di passi che ci hanno portato a diventare, sia io che mia moglie, missionari laici».

Le possibilità di fare del bene in questa veste sono sterminate: «Sì, penso ad esempio alla casa GerChildren a Medellin, in Colombia, una realtà che accoglie al momento oltre 47 bambini, orfani o con gravi difficoltà famigliari dovuti all’attività dei narcotrafficanti e che stiamo sostenendo affinché accedano alla formazione professionale, togliendo manovalanza alla criminalità organizzata. Seguendo quello che è il cuore della nostra spiritualità, promuoviamo non solo un recupero fisico di questi ragazzi, ma anche psichico e spirituale. Ci occupiano cioè della persona per intero, così come Cristo ci invita a vivere in pienezza».

Ma cos’è esattamente la guarigione? «Guarire implica un lavoro su più livelli. In effetti il termine greco dai Vangeli è tradotto sia come «salvezza» che come «guarigione», come ad indicare che un Dio che «salva l’anima» ma non può essergli impedito di guarire anche il corpo».

Quindi per Pasqua qual è l’invito? «Credo dobbiamo come credenti porci la domanda: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?». La domanda che l’angelo pose alle donne al Sepolcro è quanto mai attuale oggi, per tutti noi. Per questo mi piace anche ricordare il versetto biblico tratto dalla terza lettera di San Giovanni, come augurio per tutti coloro che leggono queste righe: «Io desidero che tu prosperi in ogni cosa, che tu goda buona salute, così come prospera la tua anima»».

I prossimi incontri con Roberto Aita si terranno il 2 e il 23 maggio dalle 20.30 nella sala parrocchiale di Besso.

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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