Padre Costa: «I giovani? Cercano una Chiesa autentica, libera e fraterna»

La Chiesa è per i giovani un luogo dove cercare risposte alle domande di senso oppure se ne allontanano perché pensano che non ci sia posto per loro? Qual è l’eredità del Sinodo sui giovani, svoltosi a Roma nell’ottobre scorso?

Su queste e altre numerose domande dialogheranno mercoledì prossimo 27 febbraio all’Auditorium del Campus universitario di Lugano alle 18.30 padre Giacomo Costa, segretario speciale del Sinodo dei vescovi, e mons. Alain De Raemy, vescovo ausiliare della diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo e delegato dei vescovi svizzeri allo scorso Sinodo. All’incontro pubblico interverranno anche il Rettore della Facoltà di Teologia di Lugano René Roux, il presidente del Serra Club Lugano Gianfranco Baumann, il Vescovo della Diocesi di Lugano Valerio Lazzeri, il Municipale di Lugano Roberto Badaracco, moderati dal giornalista Carlo Silini.

L’incontro è organizzato dalla Facoltà di teologia di Lugano e dal Serra Club. In anteprima abbiamo rivolto alcune domande al segretario speciale del Sinodo:

Padre Costa, dal suo punto di vista, quale rapporto hanno i giovani con la fede e con la Chiesa? «Vi è indubbiamente una crescente sfiducia e una difficoltà di comunicazione tra i giovani e la Chiesa. La questione investe allora la capacità della Chiesa e dei suoi rappresentanti di presentarsi come interlocutori credibili dei giovani. Il Sinodo ha messo in luce alcuni percorsi possibili: un ascolto autentico, una relazione basata su trasparenza e coerenza, un accompagnamento umano e spirituale nel «discernimento vocazionale». Questo significa offrire la disponibilità ad accompagnare un giovane in un cammino che conduce a fare chiarezza su se stesso». Cosa è stato il Sinodo? «Il Sinodo è stato soprattutto un incontro tra persone. Ciascuno ha portato con sé la ricchezza, le fatiche e le domande della propria esperienza di Chiesa. Vescovi, giovani, educatori ed esperti si sono ascoltati, a volte litigando, a volte commuovendosi, non solo a titolo personale, ma come rappresentanti delle Chiese locali di tutto il mondo. Ma oltre che un’esperienza arricchente, l’ascolto reciproco è anche un metodo, il vero strumento di cui un’assemblea dispone per provare a «camminare insieme». In questo senso, per quanto possa sembrare paradossale o scontato, una delle principali eredità del Sinodo è stata questa dinamica della ricerca di un cammino comune, cioèla sinodalità. E c’è molto ancora da imparare a proposito».

Sono emerse nuove prospettive? «Abbiamo capito, speriamo una volta per tutte, che i giovani cercano una Chiesa autentica, libera, fraterna, relazionale, concreta, trasparente, impegnata. Come rispondere a queste attese? A costo di ripetermi, ribadisco che il punto sta nel promuovere un’autentica sinodalità».

Come dare continuità al Sinodo nelle varie Diocesi? «Dal Sinodo è emerso quanto la Chiesa sia impegnata per e con i giovani nelle diverse parti del mondo, cercando di andare incontro alle loro speranze, così come alle loro sofferenze. Questa presa di coscienza interpella la Chiesa rispetto alla necessità di dare spazio adeguato ai giovani, mettendo in discussione alcune attuali modalità di funzionamento, facendo propri i nuovi linguaggi del mondo globalizzato e tecnologico, senza smarrire la propria identità e la forza delle proprie radici, ma nel contempo aprendo spazi di partecipazione nella corresponsabilità».

Oltre a padre Costa, abbiamo chiesto anche a Roberto Badaracco, Capo Dicastero Cultura Sport ed Eventi della città di Lugano, che parteciperà come ospite alla serata del 27, di rilasciarci un commento: «Sono felice ed onorato di essere stato coinvolto in questo momento di dialogo e riflessione. Il Sinodo tenutosi a Roma in ottobre è stato un momento altamente significativo e penso sia molto importante dare un seguito, una continuità agli interrogativi emersi in quell’appuntamento, confrontandoli anche con analogie ed eventuali differenze di pensiero dei giovani che vivono qui. La realtà sociale ed economica ticinese attuale è confrontata con problematiche che hanno ripercussioni sui giovani, sui loro sbocchi professionali e sul loro inserimento in una società che li accolga e li faccia crescere materialmente e spiritualmente. Sono certo che la dimensione d’incontro di questo momento saprà far scaturire riflessioni intense. Ed è doppiamente significativo che i giovani siano oggetto e soggetto di questa riflessione, in quanto il futuro della nostra società è nelle loro mani. In un periodo in cui al termine di «condivisione» associamo spesso aspetti che di profondo hanno poco, il Sinodo dei giovani – e questa sua continuazione ideale a Lugano – rappresenta un momento di condivisione vera, in cui chinarsi allo stesso tempo sulla propria spiritualità e sul mondo che ci circonda con un’attitudine attiva e moderna che, sono certo, saprà lasciare un segno molto tangibile. Capire e cercare la propria strada, attenti al bene proprio e di tutti, nel confronto continuo con un ambiente stimolante, è una delle sfide più importanti, e non solo per i giovani».

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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