La rete mondiale di preghiera del Papa, per abbracciare il mondo

Tutto quanto riguarda l’uomo nella sua quotidianità interessa la comunità ecclesiale ed è presente nelle cure dei pastori, a cominciare dal Papa. Non c’è argomento, tema di attualità, progetto, speranza o sofferenza che non venga fatta propria dai cristiani attraverso la preghiera. Ne sanno qualcosa le migliaia di appartenenti alla Rete mondiale di preghiera del Papa, che ogni mese offrono orazioni per l’intenzione che il Pontefice affida loro. Ne parla in questa intervista a L’Osservatore Romano il gesuita Frédéric Fornos, direttore internazionale della Rete.

Come nascono le intenzioni di preghiera?
Sono frutto di un lungo processo di discernimento nella Chiesa, nei diversi paesi del mondo, e con proposte provenienti da vari dicasteri, congregazioni e servizi della Santa Sede. Al termine di tale processo che dura diversi mesi, il Papa, con le proposte ricevute, prende del tempo per pregare e discernere le sfide dell’umanità e della missione della Chiesa. Affida poi le sue dodici intenzioni a tutti i fedeli.

Quali sono le novità nelle intenzioni per il prossimo anno?
Ne troviamo un’eco nelle sfide per il mondo che il Papa ha presentato all’inizio di gennaio ai membri del corpo diplomatico. Nel suo discorso invita a «essere ponte tra i popoli e costruttori della pace», ricorda i rischi delle tendenze nazionalistiche, cita vari paesi in conflitto e parla della corsa agli armamenti e delle armi di distruzioni di massa. È anche la sua prima intenzione di preghiera per il 2020, un orizzonte aperto per tutto l’anno. In un mondo diviso e frammentato è bene che i cristiani, insieme a quanti seguono altre tradizioni religiose, e con ogni persona di buona volontà, promuovano una fraternità umana attraverso la pace e la convivenza comune.

Ci sono delle priorità che Papa Francesco vi ha affidato?
Un’altra sfida dell’umanità che il Papa ha ricordato ai diplomatici è il contesto dei rifugiati e dei migranti e l’importanza, anche se con i suoi limiti, del recente accordo «Global compact for mission», nel quale si parla della tratta di esseri umani e di altre violenze. Francesco ha chiesto più volte di pregare e di lottare contro la tratta.

È un tema caro al Pontefice?
È un dramma che il Papa porta nel cuore e nella preghiera da molto tempo. Durante il volo di ritorno dall’Irlanda, nel luglio 2018, ha parlato della tratta di esseri umani con tutto il suo orrore. Poco dopo, in un incontro, mi ha chiesto di far sì che la sua Rete mondiale di preghiera pregasse per gli uomini, le donne e i bambini che vivono queste situazioni di schiavitù. È quello che stiamo facendo in questo mese di febbraio, in sinergia con la Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, con Talitha Kum e altre organizzazioni. Il prossimo anno, in una delle sue intenzioni di preghiera ci inviterà ancora una volta ad ascoltare il grido dei migranti, il grido di tutti coloro che sono vittime di questo traffico criminale.

Si guarda anche ai rapporti internazionali nelle intenzioni di preghiera?
Sempre al corpo diplomatico il Papa ha ricordato che dopo tanti anni, per la prima volta, tutti i vescovi della Cina sono in piena comunione con il successore di Pietro e con la Chiesa universale. Per il 2020 in una delle sue intenzioni ci invita a pregare «affinché la Chiesa in Cina perseveri nella fedeltà al Vangelo e cresca nell’unità».

Si fa riferimento all’ecologia e al rispetto del creato?
Sappiamo quanto Papa Francesco sia attento al rapporto con la nostra casa comune, alla questione del cambiamento climatico con le sue dimensioni ambientali, sociali ed economiche. Ha parlato al corpo diplomatico di questa sfida e del prossimo Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia. Francesco ci ricorda continuamente la responsabilità del nostro modello di produzione e di consumo, e ci risveglia dalla nostra indifferenza e dal nostro letargo, perché le conseguenze sono gravi. Perciò ci invita spesso a mobilitarci attraverso la preghiera e l’azione, la preghiera in azione, come farà nel mese di luglio, invitando i politici, gli scienziati e gli economisti a lavorare insieme «per la protezione dei mari e degli oceani», che si stanno riempendo di estensioni inerti di plastica, con gravi conseguenze per l’ecosistema marittimo. Dopo averci chiesto di proteggere i mari e gli oceani, il Papa ci inviterà nel 2020 a pregare e ad agire a favore dei marinai, dei pescatori e delle loro famiglie, che sono i primi a subire le conseguenze del disastro ambientale.

C’è un’intenzione anche per chi resta indietro nella società e fa fatica a trova un’occupazione?
Il mutamento delle nostre società trasforma anche il nostro lavoro. Sono cambiamenti rapidi che occorre accompagnare affinché siano per il bene di tutti. Per questo il Papa ci esorterà a pregare affinché «il progresso della robotica e dell’intelligenza artificiale sia sempre al servizio dell’essere umano». Tutti questi cambiamenti nelle nostre società e nel nostro mondo, con le loro sfide, possono indebolire, disorientare. Un’intenzione del Papa riguarda quanti soffrono, affinché «trovino percorsi di vita, lasciandosi toccare dal Cuore di Gesù». Un’altra si fa vicina a quanti si lasciano trascinare su cammini di morte, a causa di diverse dipendenze: abuso di droghe o di alcol, uso nocivo delle nuove tecnologie o pornografia online, con tutte le loro conseguenze. Francesco chiede di pregare perché «tutte le persone sotto l’influenza delle dipendenze siano ben aiutate e accompagnate».

Si tratta quindi di dare una risposta agli interrogativi dell’uomo contemporaneo?
Di fronte alle sfide del mondo, la Chiesa si mobilita attraverso la preghiera, il servizio e la solidarietà. Promuovere una società più giusta e più umana è parte integrale dell’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo. Sappiamo quante organizzazioni ecclesiali, associazioni, movimenti, congregazioni religiose, sono impegnate nella promozione della giustizia, dell’educazione e della salute, e nel servizio ai più poveri. I diaconi sono segni nel mondo della diaconia della Chiesa, sono al servizio della carità, vicini soprattutto a quanti soffrono. Nel 2020 Francesco fa pregare per i diaconi, affinché siano un segno vivificante per tutta la Chiesa. La sfida della missione della Chiesa passa anche per i laici, affinché, in virtù del battesimo, «partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa» e lo facciano «specialmente le donne». Sappiamo che è un tema che interessa il Santo Padre da tempo. Questa missione della Chiesa, al servizio delle sfide del mondo di oggi non è possibile senza un rapporto personale e profondo con Gesù Cristo. Perciò il Papa ci chiederà anche di pregare affinché la nostra relazione personale con il Signore «sia nutrita dalla Parola di Dio e da una vita di preghiera».

Avete riscontri riguardo alla diffusione di Click to Pray e del video mensile?
Nell’Angelus del 20 gennaio, prima di partire per la Giornata mondiale della gioventù a Panamá, Papa Francesco ha aperto il suo profilo di preghiera personale in Click to Pray e ha invitato i giovani a fare lo stesso. Click To Pray è stata la piattaforma ufficiale di preghiera della Gmg (app, sito internet, reti sociali). In pochi giorni il numero delle persone, e dei giovani che hanno pregato per la missione della Chiesa è raddoppiato. Ora la stanno usando più di 1,8 milioni di persone. Il video mensile di Papa Francesco continua a essere molto condiviso nelle reti sociali, dove ora è presente in dodici lingue. In questi ultimi mesi abbiamo aggiunto il vietnamita, il polacco, lo swahili e il kinyarwanda.

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Chiesa cattolica svizzera

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