Influencer di «fraternità»: la proposta forte del Papa a Panama

«Maria, la ›influencer’ di Dio». In sintesi è questa la provocazione di papa Francesco alla Veglia della GmG di Panama, diventata in poche ore «virale», almeno se guardiamo ai titoli apparsi nei media relativi al raduno mondiale.   «Maria è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia, per questo, lei è la ›influencer’ di Dio», ha spiegato Bergoglio. «Dire ›sì’ (come Maria) a questa storia d’amore -ha proseguito Francesco- è dire ›sì’ ad essere strumenti per costruire, nei nostri quartieri, delle comunità ecclesiali capaci di percorrere le strade della città, di abbracciare e tessere nuove relazioni. Essere un ›influencer’ nel secolo XXI significa essere custodi delle radici (…) Siate custodi di tutto ciò che ci permette di sentirci parte gli uni degli altri, di appartenerci reciprocamente». Gli «influencer» sappiamo che sono individui, che hanno la capacità di influenzare i comportamenti in ragione del loro carisma e della loro autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse. Per Francesco quindi, c’è bisogno di influencer che vivano e propongano  la fraternità. Parola e progetto che ha le sue origini, ben prima del tentativo della Rivoluzione francese, nel Vangelo e nella concretissima tradizione cristiana, in particolare negli ordini monastici e mendicanti, i santi Benedetto e Francesco, per fare due nomi. Fraternità che il Papa vede come una «radice» da ribadire oggi, in un contesto dove grandi squilibri economici e sociali, violazioni dei diritti umani e sfruttamento dell’ambiente, il proliferare di muri (che dai 17 presenti nel mondo nel 1989, quando venne abbattuto quello di Berlino, oggi sono diventanti oltre 60, sorti come funghi in tutti i continenti) mettono a dura prova. Come lui stesso ha osservato alcuni mesi fa, c’è infatti un errore di fondo nella cultura contemporanea che si è progressivamente prodotto: quello di aver fatto credere che una libera «società democratica possa progredire tenendo tra loro disgiunti il codice dell’efficienza – che basterebbe da solo a regolare i rapporti tra gli esseri umani entro la sfera dell’economico – e il codice della solidarietà – che regolerebbe i rapporti intersoggettivi entro la sfera del sociale. È questa dicotomizzazione ad avere impoverito le nostre società». Ed è appellandosi alla fraternità, da «riscoprire nelle leggi e nei rapporti socio economici» che Francesco vede la possibilità di superare tale dicotomia (cf. Papa Francesco, dal messaggio del 28 aprile 2017 ai partecipanti alla Sessione plenaria della Pontificia accademia delle scienze sociali). Non è dunque un mero slogan anche se molto virale quello pronunciato da Bergoglio a Panama, ma una riflessione ai giovani ma anche agli adulti per diventare influencer di una nuova cultura, capace di generare un’umanità dove le conquiste della libertà e dell’uguaglianza siano tali perché corroborate da progetti di fraternità. Una cultura «controcorrente» come ha ribadito mercoledì, tornando sul tema, durante l’udienza generale.

 

 

Chiesa cattolica svizzera

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