Gmg: un evento controcorrente rispetto alla logica dei muri

Una «grande sinfonia di volti e di lingue», così il Papa ha definito la Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) di Panama che si è appena conclusa. Il Papa è tornato sull’evento parlando ai pellegrini arrivati in Vaticano per l’udienza del Mercoledì. La Gmg è stata «un segno profetico, un segno controcorrente rispetto alla triste tendenza odierna ai nazionalismi conflittuali, che alzano dei muri e si chiudono», ha detto Bergoglio.

Jorge Mario Bergoglio ha iniziato il suo racconto mettendo in evidenza la «accoglienza calorosa e familiare» che ha avuto nel paese centro-americano, «la stessa che abbiamo visto nella gente che dappertutto è accorsa a salutare con grande fede ed entusiasmo. Una cosa che mi ha colpito tanto è che la gente alzava con le braccia i bambini quando passava la papamobile come dicendo: «Ecco il mio orgoglio, ecco il mio futuro!», e facevano vedere i bambini. C’erano tanti bambini, e le madri e i padri orgogliosi di quei bambini. Ho pensato: quanta dignità in questo gesto, e quanto è eloquente per l’inverno demografico che stiamo vivendo in Europa! L’orgoglio di quella famiglia sono i bambini, la sicurezza per il futuro sono i bambini. L’inverno demografico senza bambini è duro».

Il Papa ha poi ripercorso le varie tappe della Gmg, preceduta, ha ricordato, dall’incontro dei giovani dei popoli nativi e di quelli afroamericani: «Cinque giorni di incontro i giovani indigeni e i giovani afrodiscendenti, sono tanti in quella regione, hanno aperto la porta alla Giornata mondiale. È stata un’iniziativa importante che ha manifestato ancora meglio il volto multiforme della Chiesa in America Latina, che è meticcia. Poi – ha proseguito – con l’arrivo dei gruppi da tutto il mondo, si è formata la grande sinfonia di volti e di lingue, tipica di questo evento. Vedere tutte le bandiere sfilare insieme, danzare nelle mani dei giovani gioiosi di incontrarsi è un segno profetico, un segno controcorrente rispetto alla triste tendenza odierna ai nazionalismi conflittuali, che alzano dei muri e si chiudono, alla universalità, all’incontro tra i popoli. È un segno che i giovani cristiani sono nel mondo lievito di pace».

A Panama «tutto è stato come «contagiato» e «amalgamato» dalla presenza gioiosa dei giovani: una festa per loro e una festa per Panamà, e anche per tutta l’America Centrale, segnata da tanti drammi e bisognosa di speranza e di pace e di giustizia», ha detto ancora Francesco.

Il Papa si è soffermato sulla Via Crucis, confidando ai fedeli presenti in aula Nervi: «A me piace tanto fare Via Crucis perché è andare con Maria dietro Gesù, e sempre porto con me per farlo in qualsiasi momento un Via Crucis tascabile, che mi ha regalato una persona molto apostolica a Buenos Aires, e quando ho tempo prego e seguo la Via Crucis».

Francesco ha poi ricordato la liturgia penitenziale nel carcere minorile e la visita alla casa famiglia del Buon Samaritano per la cura dei malati di Aids, la veglia di preghiera «con tutti i ragazzi e le ragazze, entusiasti e anche capaci di silenzio e di ascolto», e la messa conclusiva la mattina successiva, occasione per dire che i giovani «non sono il «domani», non sono il «frattanto», ma sono l’oggi, l’adesso della Chiesa e del mondo». Ma anche, ha detto, per fare appello «alla responsabilità degli adulti, perché non manchino alle nuove generazioni istruzione, lavoro, comunità e famiglia: e questo è chiave in questo momento nel mondo perché queste cose mancano: istruzione, cioè educazione, lavoro, quanti giovani senza, e comunità, che si sentano accolti in famiglia».

Un Papa lieto e sereno, ha quindi salutato i pellegrini presenti all’udienza, provenienti da diversi paesi.

fonte: vaticaninsider/red

Chiesa cattolica svizzera

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