«Giovani, non siete il futuro, ma l'adesso di Dio»

Dopo la notte di veglia, 700mila i ragazzi che hanno partecipato alla Messa conclusiva della XXXIV GMG al Campo San Juan Pablo II di Panama. Nell’omelia, ancora una volta, papa Francesco ha ricordato la figura di San Oscar Romero, vescovo e martire salvadoregno proclamato Santo proprio da Bergoglio stesso, oltre a quella di San Giovanni Paolo II, il Papa che nel marzo 1983 compì il primo viaggio apostolico nelle terre dell’America Latina così dilaniate dall’ingiustizie e dalle guerriglie armate. «Abbiate il coraggio di non impugnare le armi, ma l’amore di Cristo», disse Wojtyla alle folle che incontrò più di trentacinque anni fa. Oggi Francesco ha parlato ancora a queste folle, alle nuove generazioni mettendole in guardia dalla felicità futura, dal presente vissuto in «sala d’aspetto»: voi, cari giovani, spesso «pensate che la vostra missione, la vostra vocazione, perfino la vostra vita [sia] una promessa che vale solo per il futuro e non ha niente a che vedere col vostro presente. Come se essere giovani fosse sinonimo di «sala d’attesa» per chi aspetta il turno della propria ora. E nel «frattanto» di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito con tutto «ben assicurato». È la «finzione» della gioia. Così vi «tranquillizziamo» e vi addormentiamo perché non facciate rumore, perché non facciate domande a voi stessi e agli altri, perché non mettiate in discussione voi stessi e gli altri; e in questo «frattanto» i vostri sogni perdono quota, cominciano ad addormentarsi e diventano «illusioni» rasoterra, piccole e tristi, solo perché consideriamo o considerate che non è ancora il vostro adesso; che siete troppo giovani per coinvolgervi nel sognare e costruire il domani».
«Voi, cari giovani – ha continuato Francesco -, non siete il futuro, ma l’adesso di Dio. Lui vi convoca e vi chiama nelle vostre comunità e città ad andare in cerca dei nonni, degli adulti; ad alzarvi in piedi e insieme a loro prendere la parola e realizzare il sogno con cui il Signore vi ha sognato. Non domani ma adesso, perché lì dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore; e ciò che vi innamora conquisterà non solo la vostra immaginazione, ma coinvolgerà tutto. Sarà quello che vi fa alzare al mattino e vi sprona nei momenti di stanchezza, quello che vi spezzerà il cuore e che vi riempirà di meraviglia, gioia e gratitudine. Sentite di avere una missione e innamoratevene, e da questo dipenderà tutto. Potremo avere tutto, ma se manca la passione dell’amore, mancherà tutto. Lasciamo che il Signore ci faccia innamorare!
Per Gesù non c’è un «frattanto», ma amore di misericordia che vuole penetrare nel cuore e conquistarlo. Esso vuol’essere il nostro tesoro, perché non è un «frattanto» nella vita o una moda passeggera, è amore di donazione che invita a donarsi.
È amore concreto, vicino, reale; è gioia festosa che nasce scegliendo di partecipare alla pesca miracolosa della speranza e della carità, della solidarietà e della fraternità di fronte a tanti sguardi paralizzati e paralizzanti per le paure e l’esclusione, la speculazione e la manipolazione.
Fratelli, il Signore e la sua missione non sono un «frattanto» nella nostra vita, qualcosa di passeggero: sono la nostra vita!»
«Per tutti questi giorni in modo speciale – ha concluso Bergoglio – ci ha accompagnato come una musica di sottofondo il fiat di Maria. Lei non solo ha creduto in Dio e nelle sue promesse come qualcosa di possibile, ha creduto a Dio e ha avuto il coraggio di dire «sì» per partecipare a questo adesso del Signore. Ha sentito di avere una missione, si è innamorata e questo ha deciso tutto».
Al termine della celebrazione l’annuncio del luogo che ospiterà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: il Portogallo.

Chiesa cattolica svizzera

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