Migrazioni: incontro e non paura

Due eventi significativi nel campo delle migrazioni hanno caratterizzato la fine del 2018: l’adozione da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU del Patto globale sui rifugiati e del Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Il primo è stato accolto da 182 stati, mentre il secondo solo da 152, sui 193 che compongono le Nazioni Unite. Sappiamo bene quanto l’accordo sulle migrazioni sia stato oggetto all’ultimo momento, poco prima della sua adozione, di una campagna politica molto negativa in diversi paesi del mondo. Già nel 2017 gli Stati Uniti si erano ritirati dai negoziati e altri ne hanno seguito l’esempio. La Svizzera, dopo essere stata per due anni insieme al Messico paese facilitatore dei negoziati, si è inaspettatamente astenuta dal voto a favore del Patto sulle migrazioni.

L’ostilità verso il Patto sulle migrazioni è un ennesimo episodio di strumentalizzazione di un tema, tanto importante quanto esageratamente controverso. È troppo facile per tanti partiti giocare sul malcontento e le paure della gente riguardo ai fenomeni internazionali, offrendo ricette semplici. Così ancora una volta si rinuncia ad un atteggiamento politico razionale e lungimirante nei confronti della mobilità umana. Il Patto sulle migrazioni offre agli stati la possibilità di collaborare ed avere delle linee guida per le politiche migratorie, senza per questo essere vincolante o ledere il principio della sovranità nazionale.

Papa Francesco, attraverso la Sezione Migranti e Rifugiati della Santa Sede, ha stimolato la chiesa cattolica, con tutte le sue organizzazioni e congregazioni, a partecipare attivamente ai negoziati dei due Patti e alla loro adozione. «Accogliere, proteggere, promuovere e integrare»: 4 verbi fondamentali per la chiesa in campo migratorio sono stati tradotti in 20 punti d’azione molto concreti, proposti all’intera comunità internazionale. La partecipazione costruttiva e propositiva della Santa Sede nel processo dei Patti Globali è stata un esempio apprezzato da tanti stati.

Ed ora, nonostante le polemiche e le firme ancora mancanti di molti paesi che magari si professano di tradizione cristiana, la chiesa cattolica continua la sua azione proprio nell’accompagnare l’attuazione dei Patti Globali, raccogliendo buone pratiche, sensibilizzando e facendosi migrante con i migranti.

Sempre più come chiesa sentiamo l’urgenza di incoraggiare esperienze di incontro tra migranti e autoctoni per testimoniare la possibilità e la ricchezza della comunione tra le diversità.

Luisa Deponti

Chiesa cattolica svizzera

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