Sfida educativa tra Fake News e mondo reale

«Fine della verità, fine dell’autorità? La sfida educativa tra Fake News e Wikipedia» è il titolo della conferenza che il professor Marco Meschini terrà questa sera, lunedì 14 gennaio, al centro Alzavola di Lugano, via Giuseppe Curti 11 (ore 20.30). A lui, storico, direttore del Liceo privato Everest Academy Lugano e docente di Storia medievale presso l’USI, abbiamo chiesto di spiegarci le tematiche molto attuali che tratterà nel corso della serata aperta a tutti.
Prof. Meschini, cosa si intende in questo caso con il termine «sfida educativa»?
L’educazione è sempre una sfida. Quando una persona si trova ad educare un’altra persona, l’incontro tra le loro due libertà prende subito i contorni della sfida. Cioè di un’impresa: chi sei tu e chi devi diventare? E ancora: cosa posso fare io per aiutarti e, insieme, per impedirti di (o almeno dissuaderti dal) commettere errori, o per lo meno errori irreparabili? Bastano questi accenni per ricordarci che l’educazione è sempre una sfida e, aggiungo, che essa lo è da sempre. C’è però una specificità del nostro tempo che qualifica la sfida educativa per noi genitori ed educatori, così come per i nostri figli, studenti, ragazzi… Lo aveva profeticamente mostrato papa Benedetto XVI circa una decina di anni fa, quando aveva parlato di «emergenza educativa», generando molta attenzione nel mondo cattolico per questa problematica così significativa – la Conferenza Episcopale Italiana, per esempio, aveva a sua volta ripreso il tema parlando proprio di «sfida educativa». Ma il fatto è che si tratta di una di quelle problematiche che non si «risolveranno» – per dir così – tanto presto, e che anzi ci accompagneranno a lungo. In effetti il nuovo secolo che stiamo vivendo ci ha introdotto in una nuova epoca, di cui sappiamo ancora così poco e che tuttavia ci preme da ogni lato: mi riferisco anzitutto alla dimensione digitale che probabilmente, quando la studieremo tra qualche decennio, verrà qualificata come «rivoluzione», cioè come uno di quei fatti storici che segnano uno spartiacque radicale.
Il web ci presenta in ogni istante notizie «manipolate» e sempre accessibili. Come possiamo proteggere i nostri ragazzi, noi genitori ed educatori? Come educarli e stimolarli alla ricerca della verità, andando oltre alla semplice vetrina che ci viene mostrata?
Il web è una parte, ampia e importante ma non esaustiva, della dimensione digitale, che per diversi osservatori – me compreso – è molto più di un semplice mezzo e anche molto più di un semplice medium, per quanto ricco e articolato: «il digitale», in effetti, è un mondo intero, che si sta sviluppando proprio sotto i nostri occhi. È come se noi stessimo assistendo al Big Bang di un nuovo universo. Ebbene, in questo contesto globale io penso che si stiano riproponendo con forza sempre maggiore due grandi questioni che il Novecento sembrava aver risolto nel senso della negazione: la questione della verità e la questione dell’autorità – che sono peraltro profondamente connesse tra loro. Da questo punto di vista, il caso «fake news» è emblematico: che possa essere usato l’aggettivo «fake» (cioè «falso», «contraffatto», ma anche più prosaicamente «imbroglione») associato a «news» è l’emergere di un’antitesi radicale che svela l’inconsistenza del relativismo e del nichilismo: perché agitarsi, se esiste solo la dimensione delle «news», tutte uguali tra loro? Il fatto è che ogni notizia deve essere vera o falsa, buona o cattiva, altrimenti cessa di essere una notizia e diventa un puro dato: solo in questo caso può divenire anche del tutto amorale e quindi, per chi lo riceve, diverrebbe irrilevante sapere se sia fake or true. Mi chiedeva di una possibile «protezione» da questo genere di realtà: non c’è qui il tempo di declinare tutto, allora partiamo da un singolo caso, o meglio da un piccolo suggerimento concreto. Alla prossima domanda sul tale o talaltro argomento, facciamo una mini-ricerca insieme ai nostri figli e studenti, cercando almeno due fonti di informazione: per esempio le voci online di Wikipedia e della Treccani sullo stesso argomento. Il confronto tra due «voci» relative alla stessa tematica, ma di impianto così differente (anonima la prima, autoriale la seconda), sarà una palestra di conoscenza e giudizio.
Come educare gli adolescenti (ma non solo) al rispetto dell’opinione altrui, non solo nei contesti reali, ma anche in quelli virtuali come i social network?
Mi pone un’altra domanda enorme, cui dubito si possa rispondere in poche battute; provo allora a suggerire un paio di «risorse del mestiere», che ho imparato nelle mie esperienze personali e professionali. Anzitutto, «io non sono Dio»: penso che questa semplice frase-verità debba essere ripetuta come un piccolo mantra da ciascuno di noi a noi stessi più volte in una giornata. Magari a mezza voce, oppure mentalmente. L’umiltà è una virtù imprescindibile per le relazioni interpersonali. E se non sono Dio, potrò concedere a un’altra persona di vedere le cose diversamente da me? L’altra grande questione è il tempo: bisogna prendersi il tempo e dunque sì, avere il coraggio di fare meno cose di quante ce ne vorrebbe imporre la tirannia digitale. Quante volte abbiamo rimpianto un sms o una email spedita troppo in fretta? Dunque scrivere il testo, poi non inviarlo, quindi rileggerlo dopo qualche tempo e se, e solo se, il mio spirito si è nel frattempo «pulito», premere «invio».


Prof. Meschini, lei è docente ed esperto di storia medievale. Quale dunque il collegamento (se esiste) con lo studio della comunicazione moderna?
In realtà ve ne sono almeno due: il primo è più superficiale e contingente, il secondo invece è profondo e significante. Anzitutto devo dire che, ancora prima di laurearmi, mi era chiaro che solo molto difficilmente avrei potuto vivere (dal punto di vista materiale, e tenendo conto del fatto che desideravo una famiglia) unicamente della mia grande passione scientifica, cioè la Storia e in particolare la Storia del Medioevo. Così iniziai ad affiancare alla mia attività di ricercatore e docente diverse altre attività professionali che mi dessero «da mangiare»: l’editoria, il giornalismo, le public relations e altro ancora. Quando poi arrivai al punto di non ritorno – e cioè l’impossibilità di continuare a fare un doppio lavoro, per servire la mia grande passione e provvedere al necessario per la mia famiglia – giunse anche il grande «salto» nel mondo vero e proprio della comunicazione. Mi ritrovai così circondato da schermi e software, designers e programmatori, quando sino a qualche mese prima ero circondato da libri e pergamene… Dopo qualche tempo, mi resi conto che «vedevo» e, almeno in certa misura, «capivo» il mondo in cui ero immerso più di quanto accadesse a coloro che ci vivevano «da sempre». Insomma la mia anima umanistica era «rinata» trovando un nuovo terreno di analisi e studio, quello stesso che mi dava da vivere. Ne è derivato, tra le altre cose, un piccolo lavoro per la RSI, dal titolo «Digito ergo sum», che investigava lo «zerouneto», come scherzosamente chiamo l’alfabeto del Terzo Millennio… Da questo punto di vista, è stato per me provvidenziale incontrare a Lugano l’Everest Academy, il Liceo di cui sono diventato docente e formatore, e ora direttore: il tratto umano che caratterizza l’Academy si è sposato magnificamente con l’anima umanistica che ho coltivato come storico, mentre la «vocazione digitale» della nostra scuola mi consente di mettere a frutto quanto ho appreso nei diversi ambiti professionali che ho frequentato, e naturalmente di imparare ancora! A un livello più profondo, infine, devo dire che lo studio della Storia è anzitutto ascolto e osservazione – in una parola, contemplazione – della Verità, e dunque è per me come una «seconda natura» ascoltare e osservare le grandi tematiche della comunicazione, che è una delle forme stesse dell’Essere. E quindi appunto anche della Verità.

Venerdì e sabato l’Open Day dell’Everest Academy di Lugano

Si svolgerà venerdì sera e sabato mattina l’Open Day dell’Everest Academy di Lugano (in via Landriani 2, Lugano), un Liceo privato di ispirazione cristiana che prepara gli studenti per affrontare l’Esame svizzero di maturità. Una realtà importante del nostro territorio, diretta dal prof. Marco Meschini, all’interno della quale genitori, ragazzi, coach e docenti cooperano per raggiungere obiettivi fondamentali, accompagnando ogni ragazzo nell’età adulta in modo consapevole.
L’indirizzo degli studi è prevalentemente scientifico-linguistico, e sono possibili alcune personalizzazioni del percorso scolastico. Il diploma che si può conseguire al termine degli studi apre a tutte le università svizzere ed estere e alla maggior parte delle professioni.
Lo stretto rapporto docenti-studenti (con un massimo di 12 studenti per anno), un forte investimento sulle esperienze all’estero (ben 3 mesi in 4 anni, tra Italia, Inghilterra, Spagna e Germania) e una innovativa componente digitale (con devices sempre connessi e software innovativi) rendono l’Academy un luogo speciale, che fonde tradizione e innovazione.
Sono curati anche gli aspetti personali degli studenti, in particolare grazie alla figura dei coach: adulti-docenti che dialogano in maniera personale con ogni ragazzo e ragazza per accompagnarli nel loro processo di crescita.
L’Open Day 2019 si terrà domani, venerdì 18 gennaio alle h 20:30 e sabato 19 alle h 10.
Per maggiori informazioni: www.everest-lugano.ch

Silvia Guggiari

Chiesa cattolica svizzera

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