Ottanta giornalisti uccisi nel 2018

Ottanta giornalisti sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2018, anno nero per gli operatori dell’informazione. Lo denuncia Reporters sans frontières (Rsf) nel suo rapporto annuale, nel quale ricorda che nel 2017 i giornalisti morti nell’esercizio della loro professione erano stati 65.
Oltre la metà delle vittime di quest’anno sono state registrate in soli cinque paesi: 15 giornalisti uccisi in Afghanistan, undici in Siria, nove in Messico, otto nello Yemen e sei in India.

Nel rapporto di Rsf si evidenziano anche le sei vittime negli Stati Uniti, quattro delle quali in un attacco nel giugno scorso contro la sede del giornale «Capital Gazette», in Maryland. Dati in aumento, «che mostrano una violenza inedita contro i giornalisti», scrive Rsf.
Secondo il rapporto di Reporters sans frontières, si contano, poi, ben 348 giornalisti imprigionati in tutto il mondo, con il record che spetta alla Cina (sessanta reporter), Egitto (38), Turchia (33), Iran e Arabia Saudita (28).

Oltre la metà, ricorda Rsf, sono stati «deliberatamente presi di mira e assassinati», come l’editorialista saudita Jamal Khashoggi, ucciso lo scorso 2 ottobre nel consolato di Riad a Istanbul. E come Ján Kuciak, slovacco, trucidato nella sua abitazione il 21 febbraio scorso. In totale, negli ultimi dieci anni, i giornalisti uccisi mentre lavoravano sono stati 702.

Reporters sans frontières è un’organizzazione non governativa e no-profit, con sede a Parigi, che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa.

(Osservatore Romano)

Chiesa cattolica svizzera

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