Voto finale su Brexit: ecco che ne pensano i leader cristiani

Occorre assolutamente scongiurare che in Irlanda vadano dispersi gli enormi progressi degli ultimi decenni, in termini di dialogo e riconciliazione, dopo un lungo periodo di accesa tensione. È l’appello lanciato dai leader delle Chiese locali (cattolica, metodista, anglicana, presbiteriana) in una dichiarazione sulla Brexit resa pubblica al termine di un incontro svoltosi a Belfast nei giorni scorsi in vista del voto finale del parlamento di Londra.

«È importante riconoscere le legittime aspirazioni di coloro che hanno votato per lasciare l’Unione europea e di coloro che hanno votato di rimanere», affermano i leader cristiani, auspicando che «le inevitabili tensioni provocate dai negoziati sulla Brexit e dai loro risultati non compromettano, anche in questo delicato momento, la qualità delle relazioni e la comprensione reciproca, entrambe così importanti per consentire a tutti noi di lavorare insieme per il bene comune».

Il testo è stato sottoscritto dall’arcivescovo di Armagh, Eamon Martin, presidente dell’episcopato cattolico irlandese, dall’arcivescovo anglicano Richard Clarke, primate d’Irlanda, dal reverendo William Davison, presidente della Chiesa metodista, dal reverendo Charles McMullen, moderatore della Chiesa presbiteriana, e dal reverendo Brian Anderson, presidente del Consiglio delle chiese irlandesi.

Nella dichiarazione viene ricordato come i rapporti tra le persone nella Repubblica d’Irlanda e nell’Irlanda del Nord, e tra la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito sono «migliorati e si sono approfonditi grandemente negli ultimi trent’anni». E proprio questo clima «di rispetto reciproco, di comprensione e di amicizia crescente è stato il background positivo entro cui sono avvenuti molti sviluppi significativi: il cessate il fuoco, l’accordo politico, la maggiore connessione e l’aumento della prosperità per molti».

I leader religiosi invitano «in particolare i rappresentanti pubblici e tutti coloro che svolgono un ruolo di leadership nella nostra società a pesare attentamente le proprie parole, a rispettare l’integrità di coloro che coscientemente sono diversi da loro e a parlare con gentilezza». In generale, viene chiesto a tutti di «sforzarsi di ascoltare e relazionarci l’un l’altro in un clima di rispetto reciproco e crescente fiducia, anziché in un contesto di divisione e di dibattito inutilmente distruttivo».

Anche perché, viene ricordato, «indipendentemente dal risultato di questo processo, in quanto popoli e comunità che condividono quest’isola, rimarremo strettamente collegati e dovremo andare d’accordo e lavorare insieme», anche se in un contesto di «cambiamento» che si presenta quanto mai «incerto».

L’Osservatore Romano, 29-30 novembre 2018.

Chiesa cattolica svizzera

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