Susanna Tamaro a Lugano: un libro che è un canto alla vita

Un fisico minuto, due occhi azzurri dietro gli occhiali dalle grandi lenti, jeans e un maglione a coprire una camicia dal taglio sportivo. Mi chiedo se ha mai indossato scarpe col tacco. Penso di no. Non c’è nulla di artificiale nel suo presentarsi. «Sono come sono» sembra dirti quando ti tende la mano per salutarti. Semplice. Semplice come semplice appare la sua prosa. Ma sappiamo bene quanto la semplicità sia un punto di arrivo e non certo il frutto del caso. Susanna Tamaro, mercoledì sera è giunta a Lugano, all’Auditorium dell’USI, su invito del Corriere del Ticino, presentare il suo ultimo libro: Il tuo sguardo illumina il mondo» (ed. Solferino).
Sollecitata dalle garbate domande di Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della Sera ed editorialista del CdT, Susanna Tamaro ha ripercorso attraverso le pagine del suo libro, il suo percorso personale. Un percorso che alcuni, non troppi anni fa, le ha fatto incontrare, il poeta Pierluigi Cappello. Con lui, legato ad una sedia a rotelle dall’età di 16 dopo un incidente in motorino, Susanna instaura un’amicizia profonda. Un’ amicizia che parte dal fatto di essere entrambi figli dell’aspro Carso: una terra sferzata dalla bora e segnata fin nel profondo dalla guerra, che tra i suoi monti, ha vissuto uno dei suoi capitoli più crudi e sanguinosi, segnando chi quei sassi, quei sentieri, quelle cime le ha percorse, foss’anche solo, con lo sguardo. Ma soprattutto un’amicizia che procede e si approfondisce a mano a mano che la conoscenza procede e penetra nel profondo. Il Poeta e la Scrittrice, si scoprono affratellati da una sensibilità a fior di pelle che permette loro una lettura penetrante del mondo che li circonda. A partire da quello della natura. Per scoprirsi poi, entrambi legati da una diversa, ma condivisa «sedia a rotelle». Concreta quella di Pierluigi, astratta, ma ugualmente percepibile quella di Susanna, che sin dall’infanzia l’ha resa, malgrado lei, una bambina abitata da un «diavoletto» che la faceva vivere in un inferno di sentimenti, pulsioni, pensieri, ragionamenti a cui solo da qualche anno è riuscita a dare il nome di «sindrome di Asperger».
Pagina dopo pagina, il libro ci conduce all’epilogo che sappiamo. A Pierluigi Cappello viene diagnosticato un tumore contro cui nulla possono né la sua volontà di vita, né le cure a cui si sottopone. E il libro diventa un accompagnamento dove, come in un gioco di specchi, Susanna Tamaro pone delle domande a chi ormai non c’è più, ma che la magia della scrittura è capace di restituirle in modo diverso. Il libro pensato a quattro mani con Pierluigi, diventa «per voce sola», ma resta un cuore a cuore tra due anime che si sono incontrate, conosciute, frequentate e non più lasciate. Perché Pierluigi c’è. È suo «lo sguardo che illumina il mondo», che dà il titolo al libro. Sue sono le poesie che si intrecciano con la prosa di Susanna. Sua è la presenza che si percepisce concreta, in ogni pagina del libro. Sua la presenza che Susanna vive e avverte, anche oggi, che Pierluigi non abita più questo mondo.
Non è però un libro mesto, triste. Ad avere il sopravvento è il canto della vita. Dei salici. Delle querce e delle rondini. Qualcuno, ha raccontato Susanna, lo ha letto tutto d’un fiato per poi sentire l’esigenza di riprenderlo, per centellinarselo. Come un vino buono che va assaporato lentamente e lentamente fatto ruotare in bocca. Per altri, è diventato da subito, un libro da tenere accanto al letto, a portata di braccio, per prenderne un sorso, prima di abbandonarsi alla notte.
Corinne Zaugg

Chiesa cattolica svizzera

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