Il Nobel per la pace a Nadia Murad e Denis Mukwege

OSLO – Il premio Nobel per la pace quest’anno va a Denis Mukwege e Nadia Murad per i loro sforzi contro l’utilizzo delle violenze sessuali come «armi» in un contesto di guerra. 

Nadia Murad, prigioniera dello Stato Islamico nel 2014 in quanto irachena della minoranza Yazida, è un’attivista per i diritti umani e dal settembre 2016 prima ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Fino a pochi anni fa, il sogno di Nadia Murad era finire gli studi e aprire un salone da parrucchiera nel suo villaggio, nel nord iracheno, dove avrebbe acconciato sontuosamente le spose nel loro giorno più speciale. Ora, dopo essere stata strappata dalla sua vita semplice e serena e aver conosciuto la violenza inumana nascosta dietro al fondamentalismo religioso, vuole solo giustizia.

Denis Mukwege è un medico e attivista congolese. Specializzato in ginecologia e ostetricia ha fondato nel 1998 il Panzi Hospital, ospedale in cui è diventato il massimo esperto mondiale nella cura di danni fisici interni causati da stupro.  Anche se è diventato un personaggio di fama internazionale con molti viaggi e riconoscimenti all’estero – tra gli altri, il premio Olof Palme e quello delle Nazioni Unite peri diritti umani 2008 –, il dottor Mukwege – studi in Francia, cinque figli – non trascura l’attività sul terreno:che significa innanzitutto l’assistenza alle donne vittime di violenza sessuale. C’è un intero reparto di donne stuprate nel suo ospedale:sono in media tra le 200 e le 250,circa 3.600 in un anno. In un’intervista rilasciata di recente, aveva avuto modo di sottolineare tutta la drammaticità della situazione: «Tutta la società è traumatizzata da quest’ondata di violenze sulle donne.Per questo cerchiamo di curare non solo loro, ma anche di creare le condizioni perché possano ritornare in famiglia o al villaggio. Oggi è tutta la nostra società che ha bisogno di essere curata«.

Agenzie/red

 

Chiesa cattolica svizzera

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