Gesù ci insegna a pregare

Gesù con tutta la sua esistenza ci insegna a pregare; prega all’inizio della sua vita pubblica quando si ritira nel deserto. Per quaranta giorni Gesù prega il Padre e affida a lui la sua missione. Il deserto è il luogo della tentazione e della prova ma è anche il luogo dell’unione con Dio come afferma il profeta: «Io l’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2, 16).

Durante la sua vita pubblica Gesù su ritira spesso la notte in luoghi appartati per levare le sue mani al Padre in preghiera e con i suoi discepoli si reca di frequente nell’orto degli ulivi per l’orazione.

Durante la sua passione Gesù rimane quasi sempre in silenzio perché interiormente chiede al Padre la forza di bere il calice amaro della sofferenza, offerta per amore. Sulla croce prega con le parole dei salmi (»Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», dal salmo 21).

Anche se la fede sembra perdere sempre più quota nella nostra Europa, un sondaggio a livello mondiale afferma che la maggior parte degli uomini prega o ha pregato durante la sua vita. Forse oggi si preferisce una fede intimistica ad una fede condivisa con la comunità (vedi ad esempio la scarsa frequenza dei giovani alla Messa). L’uomo è l’unico essere creato capace di mettersi in comunicazione con il divino, l’unico essere religioso per natura. Come afferma il salmo 8, Dio ha fatto l’uomo di poco inferiore agli angeli e l’ha coronato di gloria e di onore. La via più bella e facile per arrivare a Dio è la preghiera e lui ha piacere quando le sue creature si rivolgono a lui con fiducia e gli aprono il cuore perché lui possa entrarvi e prenderne possesso.
Come i fiori hanno bisogno dell’acqua per vivere, così l’anima ha bisogno di essere alimentata dalla preghiera per crescere e non inaridire. Così afferma San Paolo in una sua lettera: «Voglio che gli uomini preghino ovunque si trovino, levando al cielo mani pure senza ira e senza contese». (Tim 2,8)

Il predicatore degli esercizi di quest’anno ci ha detto cose belle e ci ha dato spunti interessanti, fra cui che l’ultimo respiro di Gesù sulla croce è il primo dello Spirito Santo e della Chiesa. San Paolo afferma che non possiamo pregare se non nello Spirito Santo che ci suggerisce cosa dobbiamo chiedere. Gesù prima di morire non ci ha affidato solo sua Madre, che già è una gran cos,a ma ci ha lasciato il suo Spirito che invoca in noi il Padre.

Anche se a volte ci vengono le distrazioni, (come afferma Padre Serafino Tognetti della comunità di don Divo Barsotti) la preghiera ci fa stare sotto lo sguardo di Dio e dona ai nostri cuori la pace e la serenità per affrontare meglio la vita.

Concludo con una preghiera che ho scritto tempo fa…

O Dio, quale tenerezza provavi quando il tuo Figlio unigenito si rivolgeva a te, prima da bambino e poi da adulto, con l’appellativo di «Papà»! Tu solo sei santo, o Dio, e noi siamo chiamati a imitarti e a santificare il tuo nome con una vita che sia conforme alla tua volontà, perché «Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te» (S. Agostino). O Padre, tu ci sostieni con la tua grazia ma vuoi la nostra collaborazione, per diventare santi. Ciò che sembra impossibile a noi, non lo è per te, o Dio. Che le genti riconoscano la tua santità e ti adorino con fede.

Chiesa cattolica svizzera

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