Mons Mario Delpini: Noi vogliamo bene a Papa Francesco

Se avesse potuto l’avrebbe stabilito per decreto, con tanto di titolo: «La Chiesa di Milano vuole bene al Papa e non possiamo prescindere dal riferimento in lui». Scherza ma poi non così tanto il capo della Chiesa di Milano, mons. Mario Delpini. Davanti a lui, in mattinata, è schierata in Duomo la folla per la grande occasione – il Rito di ammissione al presbiterato di 18 seminaristi e di 8 laici candidati al diaconato permanente – nel giorno della Festa della Natività di Maria che per tradizione apre l’Anno pastorale.

Non dipendiamo dai titoli dei giornali

Le parole che scherzano esprimendo una cosa ben più seria e stringente, il presule le pronuncia alla fine dell’omelia, subito suggellate da un applauso scrosciante. L’atto di fedeltà a Francesco è tutt’altro che una pia confessione. «Gli vogliamo bene – spiega – perché lui ci vuole bene come ci ha dimostrato venendo a Milano poco più di un anno fa e invitandomi a partecipare come padre sinodale al Sinodo dei giovani. Segno che vuole ascoltare la Chiesa ambrosiana per la sua cura e discernimento rivolti ai giovani. Questo affetto si esprime ascoltando la sua voce e leggendo i suoi testi», «noi non dipendiamo dai titoli dei giornali». Una sottolineatura, l’ultima, che vale un invito a capire e amare il Papa collegandosi al suo cuore e non alle glosse offerte da tribune varie.

«Non tiratevi indietro»

E del resto anche la riflessione precedente si era sviluppata sul filo di quella schiettezza che in un apostolo del Vangelo fa rima con coraggio. «Non tirarti indietro – aveva affermato mons. Delpini rivolgendosi ai candidati davanti a lui – Non temere! Non ritenere che la missione che ti è affidata sia troppo alta, troppo difficile. Non temere di essere troppo piccolo, troppo modesto, troppo peccatore per mettere mano all’impresa santa che Dio vuole compiere». E il medesimo sprone è per i laici che pensano di farsi una famiglia e intanto «si sentono circondati da uno scetticismo sul futuro, da una sorta di rassegnazione alla precarietà dei rapporti, da una inclinazione al sospetto che suggerisce di vivere di esperimenti, piuttosto che di impegni definitivi nelle relazioni affettive, nelle responsabilità genitoriali

Oltre la fatica

E a cerchi concentrici l’incoraggiamento si allarga agli uomini e delle donne di buona volontà», che amano la loro terra, la loro Chiesa, il loro Paese e che pur occupando magari «posti di responsabilità» con «competenze e ruoli importanti», riconosce mons. Delpini, sono talora «scoraggiati, impauriti, complessati, smarriti in un groviglio inestricabile di pensieri, problematiche, desideri, parole». O il clero di ogni ordine e grado, forse scoraggiato «dalle fatiche che sembrano inconcludenti», o «dal troppo lavoro, dalle troppe pretese». Lo stesso capo della Chiesa ambrosiana si sente uno del gruppo, limiti di forze, di parole e decisioni.

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