Caritas Svizzera chiede al Consiglio federale maggiore attenzione verso la povertà in Svizzera

Come ha denunciato Caritas Svizzera durante una conferenza stampa a Berna il 27 agosto, malgrado una situazione economica eccellente, il tasso di povertà in Svizzera è in continuo aumento, soprattutto presso i più giovani: ad oggi si conta che esistono sul territorio elvetico almeno 600’000 persone indigenti, cui si aggiungono altre 600’000 persone che vivono in situazioni precarie di poco al di sopra della soglia della povertà. Una situazione che rischia di aggravarsi, tanto più che sta per concludersi il Programma nazionale di prevenzione e di lotta contro la povertà, voluto da diversi agenti e istituzioni svizzere nel 2014. Nello stesso programma si leggere che «Il Consiglio federale continua a pensare che la povertà in Svizzera debba essere combattuta tramite l’aiuto sociale e che è dunque una faccenda di pertinenza dei singoli Cantoni e dei comuni».

Secondo Caritas Svizzera, «questo punto di vista deve essere assolutamente corretto. L’aiuto sociale non può rispondere a dei problemi strutturali. La politica di lotta contro la povertà dovrebbe prevenirla e investire specificamente per la formazione, la politica dell’infanzia e della famiglia. La Confederazione deve assumere il ruolo di leader in questi campi«. Caritas ribadirà questi punti saldi durante la prossima Conferenza nazionale per la lotta alla povertà, che avrà luogo il 7 settembre.

In primavera, Il Consiglio federale aveva pubblicato un rapporto preciso sullo stato della povertà dei cittadini svizzeri. È dunque incomprensibile per Caritas come «esso abbia nello stesso tempo rinunciato a monitorare regolarmente la povertà. Questo gli permetterebbe di studiare e seguire in modo sistematico l’evoluzione della situazione».

Dunque, per l’avvenire, il contributo della Confederazione alla lotta contro la povertà, se le cose non cambiano, si aggirerà al massimo attorno ai 500’000 franchi. Hugo Fasel, Direttore di Caritas Svizzera, è fulmineo: «Questo significa dare la sola responsabilità ai Cantone. Si può ben dire che il Consiglio federale stia rifiutando di prendere in considerazione i dati raccolti nel Programma nazionale. Incrocia le braccia e si accontenterà, per il futuro, di osservare la situazione da distante. Politicamente, significa ritornare al punto di partenza».

Nella sua presa di posizione, Caritas formula anche delle tappe precise. La Confederazione dovrebbe porsi come obiettivo di dimezzare la povertà in Svizzera. Questo è un pensiero che accompagna Caritas già dal 2009, ma ora «bisogna passare ai fatti», anche alla luce del dettato costituzionale, che obbliga Confederazione, cantoni e comunità a fare in modo che le persone nel bisogno siano sempre sostenute.

Una formazione insufficiente o inadatta al mercato del lavoro è la causa principale, in Svizzera, di povertà. Per Caritas Svizzera, dunque, «bisogna investire nella formazione obbligatoria, quale elemento di prevenzione fondamentale». Inoltre, bisogna permettere alla gente di conciliare più facilmente vita professione e vita famigliare.

Cath.ch/traduzione red

Chiesa cattolica svizzera

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