Scandalo pedofilia e necessario cambio di mentalità

Il Papa ha scritto in queste ore una lettera relativa all’ultimo grave scandalo pedofilia che ha toccato in particolare le diocesi della Pennsylvania. I Papi recenti ormai sono stati chiamati, a turno, da Wojtyla, a Ratzinger fino a Francesco a passare in rassegna dossier di questi orribili crimini e a compiere gesti pubblici di perdono, emanare leggi speciali e incontrare povere vittime. Il caso della Pennsylvania e di poche settimane successivo all’altro macroscopico scandalo abusi che ha toccato il Cile, con inchieste ancora aperte e vescovi copritori di pedofili che si sono dovuti dimettere. L’elenco recente poi include anche l’ex cardinale statunitense Mc Carrick a cui è stata tolta alcune settimane fa la porpora perché abusatore (e non è il primo).
Ora, tutto questo fa sorgere delle giuste domande da parte della gente e dei media. La maggioranza degli scandali Nord americani di questo ultimo, orrendo, dossier si concentrano tra gli anni ’50 e  gli anni ’80, quando certamente non c’erano le norme messe in atto dopo il 2002 nella Chiesa. Più drammaticamente recente è invece la crisi cilena, dove soprattutto la rete di corruzione e coperture ha di fatto «tenuto il silenzio» fino a qualche mese fa.
Cosa dire? Francesco, a giudizio di molti commentatori in queste ore, soprattutto se si legge la titolazione nei media, ha messo il dito nella piaga con la sua Lettera al Popolo di Dio additando nel «clericalismo» l’atteggiamento che permette lo stato di omertà. Convengo a mia volta con la maggioranza dei commentatori, ma mi permetto di uscire dal caso «abusi» per aprire il discorso ad oltre questa drammatica vicenda.
Il clericalismo è un male che si insinua laddove la Chiesa viene vissuta come un luogo di conquista di piccoli o grandi dinamiche di potere, in un atteggiamento che può coinvolgere sia i laici sia il clero che operano nella comunità ecclesiale. Il potere è nemico del servizio, l’arroganza che lo contraddistingue stride molto con lo spirito di comunione e di carità che sono la vera anima evangelica della comunità ecclesiale.
Il clericalismo è un male che confonde le forme dell’istituzione ecclesiastica, snaturandone realtà e scopi, così da ridurre il tutto ad un mero potere mondano da gestire e difendere. Il cambiamento di mentalità che chiede il Papa e non solo lui in questi giorni, è quello di abbandonare, laddove sussiste, questa vera e propria tentazione per vivere la Chiesa come realtà di dialogo, di comunione, di servizio e di missione.
Ben oltre lo scandalo abusi, quindi, il clericalismo è una tentazione che apre la porta anche ad altre derive possibili che hanno a che fare con potere e difesa di interessi. Per questo che il cambio di mentalità chiesto in queste ore non è un appello da sottovalutare, riguarda potenzialmente tutti coloro che vivono ed operano nella Chiesa, riguarda la permeabilità della Chiesa all’amore di Cristo, alla misericordia, alla comunione e alla verità della missione. Le strutture e i ministeri sono necessari ma a servizio dell’annuncio del Vangelo, concepirli e viverli diversamente mette purtroppo la Chiesa a «rischio clericalismo». 

Chiesa cattolica svizzera

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