#ValeTodaVida: il «no» all'aborto in Argentina chiede di più per «tutta la vita»

Il Senato argentino ha bocciato la proposta di depenalizzazione dell’aborto dopo un grande dibattito che ha coinvolto tutto il Paese e una enorme marcia popolare di sabato 4 agosto con centinaia di migliaia di argentini nelle strade della Capitale a difesa della Vita. La Chiesa cattolica nell’appoggiare questo processo di difesa della vita ha fatto proprio uno slogan rappresentato da un hashtag #ValeTodaVida che ha pure accompagnato un grande pellegrinaggio nazionale alla Verigine di Luján, guidato all’arcivescovo di Buenos Aires cardinale Poli, presidente della Conferenza episcopale argentina.

Nel messaggio della commissione della Conferenza episcopale, reso noto dopo la votazione in Senato, si ringraziano tutti coloro che si sono pronunciati per difendere la vita e si riferisce particolarmente alla testimonianza dei poveri che, afferma, insegnano sempre a

«ricevere la vita come arriva e a saper prendersene cura perché è un dono di Dio».

Inoltre il testo ribadisce che il dialogo tra le Chiese cristiane con le altre religioni è cresciuto grazie agli sforzi per proteggere la vita, dal concepimento fino alla morte naturale. E continua:

«Ora bisogna prolungare questi mesi di dibattito e proposte concretamente nell’impegno sociale necessario per essere vicini a tutta la vita vulnerabile. Ci troviamo di fronte a grandi sfide pastorali per annunciare con maggiore chiarezza il valore della vita: l’educazione sessuale responsabile, l’accompagnamento verso case materne sorte ad hoc nei nostri quartieri più umili per accompagnare le donne incinte in situazioni di vulnerabilità e l’attenzione verso le persone che hanno vissuto il dramma dell’aborto».

Il messaggio -che rappresenta bene la linea del Papa, quella di una difesa di tutta la vita, di coloro che non sono nati  ma anche di quelli che venuti al mondo non devono essere abortiti successivamente, come può accadere con povertà e miseria, è stato firmato dal presidente della Conferenza episcopale e vescovo di San Isidro, Óscar Ojea, i vicepresidenti e arcivescovi Mario Poli (Buenos Aires) e Marcelo Colombo (Mendoza); il segretario generale Carlos Malfa, vescovo di Chascomús. Infine si ricorda ancora l’hashtag #ValeTodaVida e si invoca la Madonna di Luján per aiutare e insegnare a «rispettare la vita, prendersene cura, difenderla e servirla».

Tra i messaggi interessante è pure quello diffuso dal vescovo di La Plata, Victor Manuel Fernandéz, già rettore dell’Università cattolica di Buenos Aires. Fernandéz offre un ulteriore chiave di lettura della sfida che questo voto apre per il paese, la società, lo Stato e la Chiesa, al di là di ogni possibile battaglia ideologica. «Ringrazio che non sia caduto il falso argomento che sostiene i diritti dei più sviluppati (quelli già nati), fino a togliere la vita impunemente i meno sviluppati (quelli non ancora nati). Se cancelliamo tutte le conseguenze di questa logica dello sviluppo, i diversamente abili o meno intelligenti avrebbero meno dignità umana degli altri, e l’interesse dei più forti giustificherebbe la perdita dei loro diritti». Allo stesso tempo afferma di non voler festeggiare il «no» all’aborto, perché né i legislatori né «la società in generale possono fare sogni tranquilli». Il motivo? Non si è ancora discusso sull’accompagnamento delle gravidanze non desiderate, delle donne con problemi e neanche come promuovere le adozioni, prevenire le gravidanze tra le adolescenti, fomentare una paternità responsabile e migliorare l’accesso alla sanità per le donne povere.

«Sia la società, sia la Chiesa –conclude Fernandéz– hanno fatto poco su questi temi, anche se bisogna riconoscere che nella Chiesa sono cresciuti i gruppi che accompagnano le donne che abortiscono per aiutarle a ritrovare la pace, e i ‘curas villeros’ hanno creato dei luoghi per accompagnare le gravidanze indesiderate. Se a qualcosa è servito questo dibattito, è per riconoscere tutti i compiti ancora da fare». Insomma #ValeTodaVida secondo questi rappresentanti della Chiesa cattolica del Paese significa dire «no» all’aborto ma anche fare di più per tutta la vita umana in generale, a partire da quella più fragile dei bambini non nati, di quelli nati ma in miseria, delle mamme povere e delle donne che hanno abortito e vanno seguite, fino alla fragilità degli anziani e ad altre fragilità sociali e umane.

fonte: Vaticaninsider/red

 

 

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/valetodavida-il-no-allaborto-in-argentina-chiede-di-piu-per-tutta-la-vita/