Papa Francesco: udienza, 7mila in Aula Paolo VI per il primo appuntamento dopo la pausa estiva

Il Papa ha fatto il suo ingresso, puntuale, alle 9.30 in Aula Paolo VI per la prima udienza generale dopo la pausa estiva di luglio. Accolto da un’ovazione dei 7mila fedeli presenti, Francesco è stato amabilmente strattonato dai due lati delle transenne soprattutto dai giovani, che gli hanno consegnato lettere e bigliettini e lo hanno «incoronato» mettendogli al collo una sciarpa gialla. Neanche i più piccoli, come sempre protagonisti dell’appuntamento del mercoledì, hanno lesinato doni per l’illustre padrone di casa: una bimba ricciolina gli ha consegnato un bouquet di fiori, che il Papa ha accettato con un sorriso. Non è mancata una sosta per sorseggiare il mate, la bevanda tipica argentina, come i colori bianco e azzurro della bandiera sventolata da un gruppo di suoi connazionali. Tra i presenti oggi all’udienza, anche un gruppo di pazienti psichiatrici ospiti della Cooperativa Auxilium. Prima di arrivare in Aula Paolo VI, il Papa ha ricevuto nell’auletta antistante una trentina di partecipanti all’incontro «European jesuits in formation», suoi confratelli del vecchio continente.

Gli idoli rubano la vita

«Tutto può essere usato come idolo», perché l’idolatria è «una tendenza umana, che non risparmia né credenti né atei». Così ha esordito il Papa, incentrando la catechesi sul primo comandamento del decalogo, che »vieta di fare idoli o immagini di ogni tipo di realtà». «Noi cristiani possiamo chiederci: quale è veramente il mio Dio? È l’Amore Uno e Trino oppure è la mia immagine, il mio successo personale, magari all’interno della Chiesa?». 

«Che cos’è un ›dio’ sul piano esistenziale, un Dio di tutti i giorni? È ciò che sta al centro della propria vita e da cui dipende quello che si fa e si pensa», ha spiegato il Papa, citando un episodio accaduto a Buenos Aires: «Mi ricordo una volta che ero andato ad una parrocchia, nell’altra diocesi, per fare una messa. Poi dovevo fare le Cresime in un’altra parrocchia a distanza di un chilometro e sono andato camminando e ho attraversato un parco bello. C’erano più di 50 tavolini con due sedie, e la gente seduta una davanti all’altra. Cosa si faceva? Andavano a pregare l’idolo». «Invece di pregare Dio, che è provvidenza del futuro, andavano lì per veder le carte e vedere il futuro», ha spiegato Francesco: «Questa è un’idolatria». «Quanti di voi siete andati a leggere le carte per vedere il futuro, invece di pregare il futuro? Il Signore è Dio, gli altri sono idoli, idolatrie, che non servono».

L’inganno della pubblicità

Anche la pubblicità è un idolo. Il Papa mette anche in guardia dalla tendenza e dall’ossessione di possedere un oggetto – come lo smartphone – come «via meravigliosa per la felicità». »La parola idolo in greco deriva dal verbo vedere», ha ricordato Francesco: «Un idolo è una visione che tende a diventare una fissazione, un’ossessione. L’idolo è in realtà una proiezione di sé stessi negli oggetti o nei progetti». «Di questa dinamica si serve, ad esempio, la pubblicità», l’esempio scelto dal Papa: «Non vedo l’oggetto in sé ma percepisco quell’automobile, quello smartphone, quel ruolo – o altre cose – come un mezzo per realizzarmi e rispondere ai miei bisogni essenziali. E lo cerco, parlo di quello, penso a quello; l’idea di possedere quell’oggetto o realizzare quel progetto, raggiungere quella posizione, sembra una via meravigliosa per la felicità, una torre per raggiungere il cielo, e tutto diventa funzionale a quella meta».

L’ossessione della fama

«In antichità si facevano sacrifici umani agli idoli, ma anche oggi: per la carriera – parlate con un arrampicatore – si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli». Anche la bellezza, per Francesco, »chiede sacrifici umani». «Quante ore davanti allo specchio!», ha esclamato a braccio: »Qualche donna spende per truccarsi, e questa è anche un’idolatria. Non è cattivo truccarsi, ma normalmente, non per diventare una dea». «La fama chiede l’immolazione di sé stessi, della propria innocenza e autenticità», l’altra denuncia del Papa: »Il denaro ruba la vita e il piacere porta alla solitudine. Le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori». «Pensiamo a tanta gente senza lavoro perché gli imprenditori di quell’impresa, di quella ditta, hanno risolto di congedare gente per guadagnare più soldi», ha tuonato a braccio a proposito dell’»idolo dei soldi». «Si vive nell’ipocrisia, facendo e dicendo quel che gli altri si aspettano, perché il dio della propria affermazione lo impone», l’analisi dello scenario attuale: »E si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi, pur di aumentare il profitto. «Anche la droga è un idolo», ha aggiunto a braccio Francesco: «Quanti giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo della droga!».

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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