La ricerca del sacro di Mario Botta

Il Locarno Festival non è ancora iniziato, ma il documentario dedicato all’architetto di Mendrisio dal titolo «Mario Botta. Oltre lo spazio», ci ha già immersi nel tipico clima della rassegna. In un GranRex al completo e con diversi invitati d’eccezione (dal vescovo al sindaco di Lugano passando per alcuni deputati e personaggi noti della politica e dell’economia locale), abbiamo visto l’anteprima del film realizzato dalle giornaliste Loretta Dalpozzo e Michèle Volonté.

Una produzione introdotta dalle parole del presidente del Locarno Festival Marco Solari il quale ha dapprima sottolineato la dualità (ticinese e internazionale) di Botta e ha poi snocciolato alcuni fatti personali legati alla loro amicizia. Una conoscenza che negli anni ha portato, per esempio, alla creazione della tenda per il 70° della Confederazione («disegnata per la prima volta su un tovagliolo di carta»).
A portare i saluti di rito anche Luca Pedrotti (UBS) e Rudy Chiappini (curatore della mostra dedicata all’architetto che si può visitare a Casa Rusca).

Il documentario indaga il rapporto di Botta con gli spazi sacri: chiese, moschee e sinagoghe. Un rapporto, che per sua ammissione, è molto particolare e sentito dall’architetto. «Costruire significa trasformare una realtà. L’architettura non è solo mura e funzionalità, ma risponde anche a un’esigenza più profonda e cioè quella di soddisfare un bisogno comune, del vivere collettivo: la ricerca del sacro» ha spiegato ieri sera.

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Chiesa cattolica svizzera

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