Russia 2018: mons. Kosic, la vittoria della Croazia «possa riunificarci come nazione»

«Sono felice per questa grande vittoria, per tutti quelli che hanno tifato per la Croazia, per i croati in Croazia, Bosnia-Erzegovina e nel mondo». Così il vescovo di Sisak, mons. Vlado Kosic, in un commento alla Radio cattolica croata all’indomani della vittoria della Croazia sull’Inghilterra ai Mondiali di calcio.

«La nostra partecipazione ai Mondiali – afferma il vescovo – ci ha ridato l’orgoglio, ci ha dimostrato quando grande è il cuore croato e che, se siamo tutti uniti, possiamo compiere cose grandi«.

Kosic racconta che «durante la partita con l’Inghilterra ho vissuto intensamente ogni momento, è stato doloroso quando all’inizio abbiamo preso il primo goal ma credevo che i nostri ragazzi ce l’avrebbero fatta». «Sono ragazzi d’oro – rimarca il vescovo -, che il Signore conceda loro di arrivare alla fine anche se hanno già fatto tanto».

Kosic esprime anche soddisfazione per il fatto che «tutti i giocatori dicono ›Grazie a Dio’, ›con l’aiuto di Dio’, ›se Dio vuole, vinceremo’».  «Possa questa vittoria e questa bellissima atmosfera riunificarci come nazione«, auspica mons. Kosic che ritiene «che questa occasione ha dimostrato ai croati che possono farcela». Il vescovo rileva anche il fatto che molti dei giocatori provengono dalle comunità dei croati all’estero mentre giocano nelle grandi squadre europee e mondiali. «Riunificando i croati in patria e all’estero troveremo la chiave del successo per la Croazia», conclude.

Intanto, anche da parte francese, giungono voci dal mondo della Chiesa. »Una gioia», esulta infatti mons. Dominique Lebrun, vescovo di Rouen. È stato per ben tredici anni arbitro della Federazione calcistica della Francia. Raggiunto telefonicamente dal Sir, il vescovo non nasconde la soddisfazione di avere la «sua» squadra in finale con la Croazia: «È stata una gioia vedere questa squadra, dopo le difficoltà di alcuni anni fa, riuscire a dare nuovamente il meglio di sé, grazie anche alla giovane età dei suoi giocatori. Non sarebbe comunque stato un dramma né tanto meno un’ingiustizia se il Belgio avesse vinto. È stata una partita equilibrata».

Il vescovo spende parole di consolazione anche per Belgio e Inghilterra che non ce l’hanno fatta. «Mi è molto dispiaciuto per il Belgio, che è un Paese più piccolo e meno popoloso rispetto alla Francia. Sarebbe stato bello se avessero avuto la possibilità di vincere. Speravo anche di fare una finale con l’Inghilterra per stringere amicizia con questo popolo che lascia l’Europa».

Poi in tempo di calciomercato il vescovo Lebrun lancia un messaggio. «Lo sport è un gioco. Non dimentichiamolo mai, anche se ci sono professionisti e miliardi di soldi che passano in questo ambiente. Ma è un gioco che coinvolge persone, in tutto il mondo. Il calcio è un’attività di gioco che chiede al giocatore in campo di dare tutto. Chiede gratuità. Può sembrare paradossale parlare in questi termini, in un momento di calciomercato, in cui c’è un giro di miliardi di denaro che circolano, ma questa gratuità è insita nello sport. Il calcio poi suscita sentimenti di appartenenza e partecipazione molti forti dentro di noi. Tocca il cuore, il profondo e anche le nostre pulsioni più intime. Può essere, allora, una scuola di vita molto profonda che ci insegna e ci chiede: cosa diamo agli altri? Come ci rapportiamo con gli altri? Siamo capaci di fare squadra ed essere avversari senza violenza, per costruire insieme, ciascuno con i propri talenti e capacità, un bel gioco?«.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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