Papa Francesco: «Che le urla di guerra si mutino in canti di pace»

Una gravissima responsabilità

«Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti». Ad affermarlo oggi a Bari è stato Papa Francesco, nel suo saluto letto dal sagrato della basilica di San Nicola di Bari al termine del ›dialogo a porte chiuse’ avuto con i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente, nell’ambito dell’incontro ecumenico di preghiera nel capoluogo pugliese.

«Non si dimentichi il secolo scorso, non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, – è stato il monito del Pontefice – non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio. Basta contrapposizioni ostinate, basta alla sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la legge della convivenza tra i popoli!».

«Per aprire sentieri di pace – ha aggiunto Papa Francesco – si volga invece lo sguardo a chi supplica di convivere fraternamente con gli altri. Si tutelino tutte le presenze, non solo quelle maggioritarie. Si spalanchi anche in Medio Oriente la strada verso il diritto alla comune cittadinanza, strada per un rinnovato avvenire. Anche i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti«.

Lo status quo per Gerusalemme

«Fortemente angosciati, ma mai privi di speranza, volgiamo lo sguardo a Gerusalemme, città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni». Il Pontefice ha chiesto così il rispetto dello status quo della Città Santa «secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente chiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa. Solo una soluzione negoziata tra Israeliani e Palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, – ha sottolineato il Papa – potrà condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli».

Una fruttuosa condivisione

«Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo. Sono molto grato per la condivisione che abbiamo avuto la grazia di vivere. Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente. Essa sarà tanto più profetica quanto più testimonierà Gesù Principe della pace». Ha aggiunto il Papa al termine dell’incontro.

«Gesù non impugna la spada, ma chiede ai suoi di rimetterla nel fodero. Anche il nostro essere Chiesa è tentato dalle logiche del mondo, logiche di potenza e di guadagno, logiche sbrigative e di convenienza. E c’è il nostro peccato, l’incoerenza tra la fede e la vita, che oscura la testimonianza. Sentiamo di doverci convertire ancora una volta al Vangelo, garanzia di autentica libertà, e di farlo con urgenza ora, nella notte del Medio Oriente in agonia«.

«Incoraggiati gli uni dagli altri, abbiamo dialogato fraternamente – ha aggiunto Papa Francesco -. È stato un segno che l’incontro e l’unità vanno cercati sempre, senza paura delle diversità. Così pure la pace: va coltivata anche nei terreni aridi delle contrapposizioni, perché oggi, malgrado tutto, non c’è alternativa possibile alla pace. Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo. Noi ci impegniamo a camminare, pregare e lavorare, e imploriamo che l’arte dell’incontro prevalga sulle strategie dello scontro, che all’ostentazione di minacciosi segni di potere subentri il potere di segni speranzosi. Solo così, avendo cura che a nessuno manchino il pane e il lavoro, la dignità e la speranza, le urla di guerra si muteranno in canti di pace«.

Durante l’incontro a porte chiuse, fa sapere Agenzia Sir, i fedeli si sono raccolti in preghiera per sostenere l’incontro stesso. Da una prima stima del Comune di Bari si è registrata un’affluenza di non meno di 70mila persone.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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