Mons. Jurkovič interviene a Ginevra sull'assistenza e protezione dei migranti

L’arcivescovo Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra, è intervenuto martedì 3 e mercoledì 4 luglio scorsi, con due diversi cotributi, ai lavori della Sesta Consultazione formale verso la redazione di un Patto globale sui rifugiati,  il Global Compact on Refugees (GCR). Un testo importante perché, pur non essendo destinato – ha affermato mons. Jurkovič – «a fungere da strumento legalmente vincolante, contiene impegni e accordi orientati all’azione che possono essere considerati come moralmente vincolanti per la comunità internazionale nel suo insieme».

Un Patto centrato sulla dignità di ogni persona

Per questo l’attenzione della Santa Sede che sottolinea la necessità per il GCR «di essere saldamente centrato sulla persona umana» sulla sua dignità e i suoi diritti umani fondamentali. Mons. Jurkovič, ha ricordato in merito le parole di Papa Francesco secondo cui «la dignità di una persona non dipende dal fatto di essere un cittadino, un migrante o un rifugiato». L’Osservatore permanente ha espresso quindi apprezzamento per il riferimento nel documento in corso di lavorazione «ai principi fondamentali dell’umanità e della solidarietà internazionale, nonché alla non politicizzazione del GCR» per evitare il rischio «di diventare un ›terreno di caccia’ per interessi in competizione». Così come – ha affermato – va sottolineato in positivo il riconoscimento nel GCR del ruolo delle organizzazioni basate sulla fede. «Ricordiamo – ha detto mons. Jurkovič – che le comunità religiose hanno una presenza duratura nel campo (…) pertanto, spesso fungono da primi fornitori di protezione durante le emergenze e continuano il loro servizio dopo che le agenzie internazionali hanno lasciato le aree colpite».

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