Filippine, i Vescovi ribadiscono che non c'è bisogno di violenza

Oltre 200 tra sacerdoti cattolici e pastori di altre denominazioni cristiane hanno fatto domanda per avere il porto d’armi nelle Filippine. Lo rende noto il direttore generale della Polizia filippina, Oscar Albayalde. Secondo i dati diffusi e resi noti dall’agenzia Fides, l’ufficio della Polizia che rilascia le licenze sulla detenzione di armi da fuoco ha ricevuto nell’ultimo anno (a partire da giugno 2017) le domande di 188 sacerdoti cattolici e 58 ministri di altre comunità cristiane.

«Come autorità costitutita, possiamo accogliere richieste debitamente qualificate, consentendo la detenzione di armi a membri del clero e a capi di congregazioni religiose», ha detto Albayalde, specificando che finora nessuna delle domande è stata ancora approvata.

Le richieste di porto d’armi tra i preti hanno avuto una impennata a causa degli omicidi di sacerdoti che hanno colpito il paese: tre in sei mesi. Albayalde ha chiarito che la Polizia non è a conoscenza di eventuali minacce di morte ricevute da quanti hanno fatto domanda per ottenere le armi e ha specificato che la Polizia è disponibile anche a «fornire un training ai leader religiosi che desiderano possedere armi da fuoco».

 

Secondo la nuova legge sulla proprietà delle armi, i preti sono tra i professionisti ai quali è permesso portare armi da fuoco. Nel provvedimento, siglato dall’ex presidente Benigno Aquino III nel 2014, tra le categorie di professionisti che possono ottenere una licenza si includono giornalisti, commercialisti, procuratori, avvocati, medici e altri.

Nei giorni scorsi – informa ancora Fides – vescovi e leader religiosi hanno detto che preti e agenti pastorali non hanno bisogno di portare armi da fuoco per la propria protezione o per legittima difesa. Il vescovo Jose Oliveros, alla guida della diocesi di Bulacan, ha detto che i preti dovrebbero essere «uomini di pace, non di guerra».

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Chiesa cattolica svizzera

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