Frère Alois: il Papa a Ginevra per una civiltà fondata sulla fiducia

«La visita di Papa Francesco a Ginevra, in occasione del settantesimo anniversario del Consiglio ecumenico delle Chiese, – scrive frère Alois, Priore della comunità ecumenica di Taizè in Francia su l’Osservatore alla vigilia della visita del Papa nella città di Calvino, – è una pietra miliare che segnerà il cammino dell’unità dei cristiani. Noi, fratelli di Taizé, ce ne rallegriamo perché siamo vicini sia al Papa sia al Consiglio ecumenico. Il Consiglio ecumenico e la nostra comunità sono nati nello stesso periodo, Taizé all’inizio della seconda guerra mondiale, il Consiglio poco dopo la sua fine. A metà del XX secolo, le loro rispettive iniziative erano animate da una stessa passione dell’unità. Intravedevano, per le Chiese separate, una nuova tappa da superare, una tappa di comunione e di fraternità tra cristiani, in vista della pace sulla terra, al di là del conflitto che aveva lacerato il mondo. Sul loro esempio, a Ginevra come a Taizé, cerchiamo di mantenere accesa quella fiamma.
Papa Francesco, dall’inizio del suo ministero, non lesina sforzi per ravvivare il desiderio di unità. Io lo posso testimoniare in quanto mi è dato d’intrattenermi con lui ogni anno. In occasione del 500º anniversario della Riforma protestante, si è recato in Svezia, a Lund, per fare visita ai luterani. Là mi sono commosso profondamente nel sentire «riconoscere con gioia i doni che sono venuti alla Chiesa dalla Riforma». Applicava così alla riforma ciò che aveva già formulato in modo più generale riguardo all’ecumenismo: «Non si tratta solo di ricevere delle informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere ciò che lo Spirito ha seminato in loro come dono che è anche per noi».
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Chiesa cattolica svizzera

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