Il Papa sulla povertà: c'è fobia per i poveri

In un mondo in cui, seppur «immersi in tante forme di povertà», spesso si eleva «la ricchezza a primo obiettivo» e molte iniziative sono «rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero», la comunità cristiana è chiamata a «dare un segno di vicinanza e di sollievo» a coloro che sono nel bisogno e «sono sotto i nostri occhi», collaborando anche «con altre realtà» di solidarietà. Così il Papa nel Messaggio per la seconda Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno ricorre il 18 novembre, sul tema: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta». L’iniziativa, letta come «un momento privilegiato di nuova evangelizzazione», era stata istituita da Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia e fissata nella XXXIII Domenica del tempo ordinario, con la Lettera Apostolica Misericordia et misera. Adesso si ribadisce come essa sia una «una piccola risposta» ai poveri «perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto», ma siano accolti «all’insegna della gioia». Quella domenica il Papa celebrerà Messa e poi pranzerà in Vaticano con 3mila poveri e il Vaticano sta organizzando per tutta la settimana (12 – 18 novembre) un presidio sanitario gratuito per gli indigenti.  

Il Messaggio, ha reso noto Fisichella, sarà tradotto non solo in tedesco, inglese, spagnolo, francese, polacco e portoghese, ma anche in arabo, turco e cinese.

Francesco al suo interno cita Bartimeo, il cieco del Vangelo che sedeva lungo la strada a mendicare e quando sente che passava Gesù «cominciò a gridare» e a invocarlo perché avesse pietà di lui, per notare che si tratta di «un povero che si ritrova privo di capacità fondamentali, quali il vedere e il lavorare. Quanti percorsi – ha chiosato – anche oggi conducono a forme di precarietà! La mancanza di mezzi basilari di sussistenza, la marginalità quando non si è più nel pieno delle proprie forze lavorative, le diverse forme di schiavitù sociale, malgrado i progressi compiuti dall’umanità… Come Bartimeo, quanti poveri sono oggi al bordo della strada e cercano un senso alla loro condizione! Quanti si interrogano sul perché sono arrivati in fondo a questo abisso e su come ne possono uscire! Attendono che qualcuno si avvicini loro e dica: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».

Non a caso il Papa ricorda una certa «fobia» contemporanea per i poveri, considerati anche come «gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani». Davanti ai poveri, «non si tratta di giocare per avere il primato di intervento», riflette Francesco: piuttosto «possiamo riconoscere umilmente che è lo Spirito a suscitare gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio».

«Quando troviamo il modo per avvicinarci ai poveri, sappiamo che il primato spetta a Lui, che ha aperto i nostri occhi e il nostro cuore alla conversione».

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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