La forza dell'amore

Nella vita ho certezza di poche cose, ma mai come ultimamente mi sono accorta come l’amore possa essere associato a qualcosa di corporeo, il movimento. Chi ama non può rimanere fermo, scatta come l’interruttore della luce, reagisce, scalpita, persino da fermo.

Essere innamorati, coinvolti da questo amore, credo davvero sia come essere parte di una musica: personale, che muta da persona a persona. L’amore ti porta a seguire dei passi, come se conoscesse perfino la misura delle scarpe che si stanno portando. L’amore è una musica che assomiglia al rumore delle ali delle rondini, che vedevo da bimba, sempre alla ricerca di un nido, ma pronte a nascondersi dietro un palazzo di mattoni rossi e a perdersi fra i vicoli, anziché prende il largo, dove a parte l’infinito non si vede niente.

Credo che voglia essere colorato di tempera sulle mani, e corra forte grazie all’oggetto del suo desiderio, ma sente la difficoltà di tutto questo e trema, forte. All’improvviso si accorge che potrebbe essere respinto, ed ha paura, e non sa se qualcuno si è accorto di lui ed è pronto a riceverlo.

Sono anche convinta che sia simile a un sassolino dentro una scarpa, perché magari era li – come un maestro tra vita e dolore, imprevisto e essenziale – e noi non ce ne siamo mica accorti.

Quello che succede a questo punto ha la consistenza di un miracolo, di una nota, di una gioia. L’amore ha un ritmo unico, ma tante sfumature.

Ciò che sta in mezzo è sempre il pizzico di follia dello stare insieme, senza rinunciare mai a provarci. Questo perché la rinuncia richiederebbe una forza uguale e contraria a quella del desiderio, solo più forte. E il mollare non esiste, al punto che l’opzione, non la si vive nemmeno, mentre si cammina fra un parco e l’altro di città straniere e invisibili: in cerca di nuove vie.

L’amore si trova nello stupore. Nello stupore di chi un minuto prima stava in piedi solo per sé, e poi lo fa includendo all’improvviso un destino nuovo, un cammino parallelo: il volto di chi ha impressi sotto la fronte altri occhi e altri mondi.

Quello che succede dopo è la storia, è la bellezza, è la magia.

E se vi parlo di questo è perché ieri ne ho avuto sincera percezione: sono andata a fare zumba. Lo so cosa vi starà passando per la testa, un sacco di persone la praticano una volta a settimana, ma io e la prima volta che mi sono buttata in questa avventura, con la mia fuoriserie equipaggiata.

Dopotutto perché no.

Mi sono detta che era possibile, se avessi trovato il mio percorso, persino su ruote. Ed è stato vero. Lo è stato grazie alle persone giuste. A un gruppo che non si è fatto problemi, ma mi ha accolto ,con la comprensione e la gioia di chi ce ne mette di amore e voglia di ballare. Sono stata accanto a persone a cui non è importato se ero maldestra, la sola cosa che importava era se ero felice, e lo eravamo tutti, nel condividere quel momento.

Può sembrare banale, ma nessuno ha fatto qualcosa a «mia misura» ma si sono messi tutti d’impegno per essere parte di un metro che misurasse la gioia: alzando le mani, muovendo le spalle, dando un senso al movimento impercettibile dei miei fianchi ,che anche nascosto dall’ingombro di due ruote, c’era.

E’ possibile sapete, fare qualsiasi cosa, purché si trovi qualcuno che lo voglia, che organizzi una domenica diversa, che non serva a «includere» ma serva soprattutto a non escludere: a trovare una porta aperta, senza vincoli. Sono stata bene al «Centro sportivo Minusio» perché ho sentito che ogni persona lì seguiva il proprio ritmo, ed aveva un sacco di vita dentro.

E la vita la senti addosso. Si chi è davvero vivo ha un modo particolare di ridere, di parlare. Si muove con più tranquillità, come se stesse guidando verso un bel paesaggio, un bel panorma, e si guarda allo specchio non per narcisismo, ma per capire e amare il suo spazio. Senza per forza bisogno di stare al centro.

E si fa vedere, e poco gli importa delle crepe, di dove lo hanno ritagliato: non nasconde niente, ma ha preso ago e filo e ci ha ricamato delle cose stratosferiche. Capita anche che racconti da dove vengono certe forme, certe curve, certi strappi, certe cicatrici.

E ti fa compagnia in modo unico. È più presente, è meno inghiottito dal passato o preoccupato nel rincorrere il futuro. Lo vedi con le gambe semichiuse, con gli occhi tutti aperti, con parole vere a portata di mano.

Ed è quello che ho trovato, tra una canzone latina e l’altra, tra un ritmo che parlava di altre culture e un sorriso incoraggiante. Tra la mia voglia di esserci, senza mai voler dimostrare nulla a nessuno, se non che le parole tristi, che sottraggono, possiamo toglierle dal vocabolario, perché «impossibile», «perfezione» ed altri concetti del genere non fanno bene a nessuno.

Non è la sala fitness, o la tenuta sportiva bella, quello che conta davvero, e nemmeno il fare giusto, l’avere il fisico perfetto, ma l’importante è ciò che il fare sport dà. Il creare un legame. Come hanno fatto le ragazze dello «step and dance» di Bellinzona, che pur non essendoci potute essere ieri, hanno contribuito.

Si perché quello di ieri è stato un evento, in cui insieme al fare zumba, si è raccolto qualcosa per All4all Ticino, per arrivare a comprare un’altra ruota di una carrozzina. E in un pomeriggio, siamo a metà della somma, di cui non è importante il numero, ma è importante ogni singolo viso che questa somma compone.

Non voglio fare il nome di qualcuno in particolare, perché va a finire che con la mia memoria, dimenticherei sicuramente qualcuno, ma a tutti voi io voglio dire che mi avete reso fiera di essere me: me con il mio essere morbida, la mia voglia di essere una ballerina comunque, il mio sguardo da gufo. Mi avete regalato tantissimo, ognuno di voi, perché non c’ò nulla di meglio di sentirsi bene, in corpo e spirito, soddisfatti di sé.

Una cosa è sicura, questo sarà solo il primo di altri momenti insieme, in cui mi farò prendere per mano, da persone diverse, da situazioni mai provate prima, perché nella vita non esistono solo i «dejà vu» ovvero quando ti trovi davanti a qualcosa che credi di aver già vissuto, ma anche i «jamais vu» ovvero il vivere tante volte, la propria prima volta.

Voglio quindi vivere ancora – con lo spirito di chi è cronista di buone notizie nella quotidianità – le incertezze che accompagnano un’avventura nuova e trovarle tra le mani, come fossero stelle cadenti, che solo dopo il tonfo, brillano davvero.

Perché l’amore, non solo ha tanti ritmi, ma acceca: ed è stato bello vederlo ad occhi chiusi, seguendo la musica.

 

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/blogsi/la-forza-dellamore-2/