Il Papa: Paolo VI e Romero santi in Vaticano il 14 ottobre

Saranno canonizzati in piazza San Pietro. Insieme. Il 14 ottobre, durante il Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani. Così Paolo VI e monsignor Oscar Arnulfo Romero diventeranno santi. Lo ha comunicato papa Francesco durante il Concistoro ordinario pubblico per alcune cause di canonizzazione che si svolge oggi, 19 maggio 2018, in Vaticano.

 

Il Papa del Concilio Vaticano II Giovanni Battista Montini, morto a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978 e beatificato da papa Francesco il 19 ottobre 2014, e il salvadoregno «martire dei poveri», l’arcivescovo Romero, ucciso sull’altare a San Salvador dagli «squadroni della morte» il 24 marzo 1980 e beatificato il 23 maggio 2015, saranno proclamati santi insieme in una cerimonia in Vaticano, malgrado i vescovi del Salvador avessero chiesto che per Romero la canonizzazione venisse celebrata nel suo paese, dinanzi al suo popolo.

 

Fissato per domenica 14 ottobre, sarà questo uno degli eventi al centro del Sinodo dei giovani, in programma in Vaticano dal 2 al 28 di quel mese.

 

 

Dunque Paolo VI, grande timoniere del Concilio Vaticano II, e il Presule salvadoregno trucidato dagli squadroni della morte mentre celebrava la Messa, a causa delle denunce delle violenze della dittatura militare del suo Paese, si legano sotto il pontificato di Francesco.

 

Il martirio di Romero «non fu solo nel momento della sua morte, ma iniziò con le sofferenze per le persecuzioni precedenti alla sua morte e continuò anche posteriormente, perché non bastava che fosse morto: fu diffamato, calunniato, infangato. Il suo martirio continuò anche per mano dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato», disse papa Francesco concludendo, a braccio, il discorso ai partecipanti al pellegrinaggio da El Salvador, in Vaticano a ottobre del 2015: «Lapidato con la pietra più dura che esiste nel mondo: la lingua».

 

Paolo VI non fu un Pontefice qualunque: fu il Papa della Chiesa «samaritana, ancella dell’umanità», che tanto ricorda la «Chiesa in uscita» di Jorge Mario Bergoglio. Nei confronti «di questo grande Papa – disse Bergoglio proclamandolo Beato – di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie!»». Francesco ricordò le parole scritte da Giovanni Battista Montini in alcune annotazioni personali, dopo la chiusura del Concilio: «Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva».

 

Papa Montini è indubbiamente tra gli ispiratori di Francesco. È stato al timone della Chiesa tra il 1963 al 1978, anni particolarmente difficili per l’Italia e per il mondo. Erano gli anni del terrorismo, delle Brigate rosse.

 

Fu il primo Papa del Novecento a varcare i confini italiani. Dopo 2000 anni fece sì che Pietro tornasse in Terra Santa. Viaggiò in Africa, America, Oceania e Australia, Asia, fin quasi alle porte della Cina. Fu il primo Pontefice a tenere un discorso alle Nazioni Unite, a New York parlò lunedì 4 ottobre 1965, con quel «Mai più la guerra».

 

Memorabile è stata la sua lettera inviata alla Brigate rosse per chiedere la liberazione di Aldo Moro e il suo grido d’aiuto a Dio durante l’omelia ai funerali del segretario della Democrazia cristiana: «Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse – recita la lettera, rivolta ai terroristi – restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l’onorevole Aldo Moro, uomo buono ed onesto, che nessuno può incolpare di qualsiasi reato, o accusare di scarso senso sociale e di mancato servizio alla giustizia e alla pacifica convivenza civile». E ancora: «E vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni». Poi Moro venne ucciso e lui, nell’omelia, lanciò un urlo di disperazione: «Dio della vita e della morte, tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico». Il 6 agosto 1978, alle 21,40, Papa Montini si spense nella residenza di Castel Gandolfo a causa di un edema polmonare.

 

L’ultimo miracolo attribuito all’intercessione di Papa Paolo VI, e che il suo riconoscimento all’unanimità da parte della Congregazione dei Santi ha permesso il passo decisivo nel cammino della canonizzazione, riguarda la guarigione – dichiarata inspiegabile dalla scienza – di una bambina non ancora nata (la mamma era al quinto mese di gravidanza). Secondo i medici la bimba aveva scarse o addirittura nulle possibilità di nascere a causa di una grave complicanza della gestazione, pericolosa anche per la salute della madre. In linguaggio tecnico si parla della guarigione di un feto in età prenatale da rottura prematura pre-termine delle membrane alla tredicesima settimana, complicata da anidramnios, ossia la mancanza di liquido amniotico che circonda il feto.

 

 

Pochi giorni dopo la beatificazione di Papa Montini, avvenuta a Roma domenica 19 ottobre 2014, la donna si recò a Brescia, diocesi natale di Paolo VI, per pregare il nuovo beato al santuario delle Grazie. I successivi controlli medici attestarono la completa guarigione del feto. Oggi la piccola ha quasi 4 anni e gode di ottima salute.

 

Oscar Romero parlava così: «È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un’opzione preferenziale per i poveri. Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo». Parole di un’omelia del 9 settembre 1979. Un anno dopo, mentre celebrava la Messa, un cecchino dello squadrone della morte gli recise la giugulare.

 

La sua colpa era aver parlato «troppo», aver denunciato gli abonimi della dittatura militare di El Salvador.

 

Il 23 marzo 1980 Romero invitò gli ufficiali e tutte le forze armate a non eseguire gli ordini, se contrari alla morale umana: «Io vorrei fare un appello particolare agli uomini dell’Esercito e in concreto alla base della Guardia nazionale, della Polizia, delle caserme: fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini; ma rispetto a un ordine di uccidere dato da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice «Non uccidere». Nessun soldato è tenuto a obbedire a un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: «Cessi la repressione!»». Fu ucciso il giorno dopo, mentre celebrava nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza.

 

Nel fissare la data della cerimonia, Papa Bergoglio ha accolto la richiesta di canonizzazione dei sei beati formulata durante il Concistoro di stamane dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ne ha anche brevemente illustrato le biografie.

 

Con Papa Paolo VI e con Romero, dichiarato «martire» già nell’iter della beatificazione, diverranno santi anche Francesco Spinelli (1853 – 1913), lombardo, sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento; Vincenzo Romano (1751-1831), campano, sacerdote diocesano; Maria Caterina Kasper (1820 – 1898), religiosa tedesca, fondatrice dell’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo; Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, al secolo Nazaria Ignazia March Mesa (1889-1943), religiosa spagnola, fondatrice della Congregazione delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia.

Domenico Agasso – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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