Saltare i muri

«Saltare i muri, osare la fraternità. Come?» è stato il tema della 20a Festa internazionale di Primavera. Promossa dalle Missionarie Secolari Scalabriniane, ha riunito a fine aprile all’IBZ Scalabrini di Solothurn persone delle più diverse provenienze, età, estrazioni sociali. Quest’anno i circa 350 partecipanti di 40 nazionalità hanno riflettuto su uno dei temi più complessi e urgenti del nostro tempo: come vivere relazioni nuove nell’estrema eterogeneità delle società odierne.

Nell’approfondimento ci hanno aiutato Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, sociologi e docenti dell’Università Cattolica di Milano. Parlando dei numerosi e nuovi muri, che sembrano smentire le speranze suscitate con il crollo della storica «cortina di ferro», hanno messo l’accento su divisioni più forti: quelle che ci attraversano interiormente. I limiti, i contorni sono costitutivi e garantiscono incontri veri tra persone, evitando amalgami o rapporti di forza; tuttavia, senza continue e nuove aperture si può morire di asfissia, rinchiusi tra pareti rassicuranti ma escludenti. A questo forum hanno partecipato voci diverse: Samad Qajumi, ex ministro afgano rifugiato in Svizzera, Giulia, giovane di Milano, John, giovane eritreo in fuga dalla dittatura del suo paese. Rispondendo a quest’ultimo, che faceva presente la difficile situazione dei rifugiati, Mauro Magatti ha affermato tra l’altro: «La vostra fatica, il vostro sacrificio è il vostro capitale!». Capitale umano prezioso al di là dei criteri economici.

Nei gruppi di scambio, in cui si intrecciavano lingue, storie, esperienze diverse, sono stati ripresi questi temi, con una nuova consapevolezza: difficoltà e ferite della propria storia possono diventare occasione di nuova profondità, da cui osare passi di incontro «saltando muri». La conferma di questa ardita affermazione è venuta dai presenti: migranti italiani; persone che hanno vissuto sotto regimi dittatoriali nell’Europa dell’Est come in America Latina; rifugiati dall’Eritrea, dal Togo, dall’Iraq, dalla Siria; tedeschi, svizzeri e italiani che non hanno vissuto l’emigrazione e si interrogano sul futuro comune.

La ricerca, le esperienze, le attese e le diversità presenti sono state celebrate nell’Eucaristia, presieduta dal parroco della cattedrale, Thomas Ruckstuhl, concelebrata da p. Gabriele Bortolamai cs e da don Saverio Viola, direttore della MCI di Solothurn. Nell’immergerci sempre di nuovo nella morte e risurrezione di Gesù, che ha attraversato e abbattuto ogni muro di separazione, è possibile attingere il coraggio di saltare i muri dentro e fuori di noi per una convivenza di pace in ogni ambiente e situazione.

Mariella Guidotti

Chiesa cattolica svizzera

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