Il Papa riceve i giornalisti di Avvenire: la Chiesa rischia una «pastorale dell'applauso»

«Solo spegnendo il rumore del mondo e le nostre stesse chiacchiere è possibile l’ascolto, che rimane la condizione prima di ogni comunicazione». Lo ha detto il Papa nell’udienza ai lavoratori di Avvenire. «Giuseppe – ha detto il Pontefice ricordando che oggi è la festa di san Giuseppe lavoratore – è l’uomo del silenzio. A prima vista, potrebbe perfino sembrare l’antitesi del comunicatore». «Il silenzio di Giuseppe è abitato dalla voce di Dio e genera quell’obbedienza della fede che porta a impostare l’esistenza lasciandosi guidare dalla sua volontà».

 

Non è il denaro o il potere a dare la dignità a una persona: è «al lavoro» che «è strettamente legata la dignità della persona: non al denaro, né alla visibilità o al potere, ma al lavoro. Un lavoro che dia modo a ciascuno, qualunque sia il suo ruolo, di generare quella imprenditorialità intesa come «actus personae», dove la persona e la sua famiglia restano più importanti dell’efficienza fine a sé stessa».

 

Anche come Chiesa «siamo esposti all’impatto e all’influenza di una cultura della fretta e della superficialità: più che l’esperienza, conta ciò che è immediato, a portata di mano e può essere subito consumato; più che il confronto e l’approfondimento, si rischia di esporsi alla pastorale dell’applauso, a un livellamento del pensiero, a un disorientamento diffuso di opinioni che non si incontrano». San Giuseppe «ci richiama all’urgenza di ritrovare un senso di sana lentezza».

 

«Ascoltate, approfondite, confrontatevi. State lontani dai vicoli ciechi in cui si dibatte chi presume di aver già capito tutto. Contribuite a superare le contrapposizioni sterili e dannose». Sono i consigli di papa Francesco ai giornalisti di Avvenire. «Con la testimonianza del vostro lavoro fatevi compagni di strada – ha chiesto il Pontefice – di chiunque si spende per la giustizia e la pace».

 

Il Pontefice allora ha augurato ai giornalisti cattolici «di superare la tentazione di non vedere, di allontanare o escludere. E vi incoraggio a non discriminare; a non considerare nessuno come eccedente; a non accontentarvi di quello che vedono tutti. Nessuno detti la vostra agenda, tranne i poveri, gli ultimi, i sofferenti. Non ingrossate le fila di quanti corrono a raccontare quella parte di realtà che è già illuminata dai riflettori del mondo. Partite dalle periferie, consapevoli che non sono la fine, ma l’inizio della città».

 

«Vi incoraggio – è l’appello del Vescovo di Roma – a custodire lo spessore del presente; a rifuggire l’informazione di facile consumo, che non impegna; a ricostruire i contesti e spiegare le cause; ad avvicinare sempre le persone con grande rispetto; a scommettere sui legami che costituiscono e rafforzano la comunità». Nulla come la misericordia «crea vicinanza, suscita atteggiamenti di prossimità, favorisce l’incontro e promuove una coscienza solidale. Farsene portatori – ha detto il Papa – è la strada per contribuire al rinnovamento della società nel segno del bene comune, della dignità di ciascuno e della piena cittadinanza».

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