Cristiani, strumenti di pace nella penisola coreana

Nell’attesa del Summit intercoreano, che vedrà lo storico incontro fra Kim Jong-un e Moon Jae-in, il card. Andrea Yeom, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang sottolinea la tenacia dei cristiani nel volere l’unità del popolo coreano e la riconciliazione della penisola. Ne è esempio, oltre al lavoro caritativo della Chiesa del Sud verso la popolazione del Nord, l’impegno nella preghiera, con una messa di Riconciliazione che da 23 anni viene celebrata ogni settimana nella cattedrale dell’Immacolata a Seoul. Due giorni fa, il card. Yeom ha presieduto la 1163ma celebrazione, alla presenza di mons. Marco Sprizzi, incaricato d’affari della nunziatura, i 3 vescovi ausiliari, mons. Benedetto Son, Timoteo Yu, e Job Koo, e p Achille Chung, responsabile del Comitato per la Riconciliazione Nazionale dell’arcidiocesi. Pubblichiamo qui il testo integrale dell’omelia del cardinale.

Questa sera celebriamo la Santa Messa per la riconciliazione del nostro popolo diviso tra il Sud e il Nord. I fedeli della nostra Diocesi non hanno mai mancato di riunirsi in questa cattedrale di Myeong-dong per celebrare questa Santa Messa regolarmente alle 7 ogni martedì sera negli ultimi 23 anni. Soprattutto negli ultimi anni abbiamo celebrato questa Santa Messa anche con l’ulteriore intenzione di conservare nel nostro cuore e pregare per quelle 57 parrocchie che erano state attive nel Nord prima che il paese fosse diviso.

Nella nostra lettura del Vangelo di oggi Gesù dichiara: " Io e il Padre siamo una cosa sola».(Gv 10,30) Queste parole ci rendono chiaramente consapevoli del motivo per cui abbiamo celebrato così ardentemente la Santa Messa per la riconciliazione nazionale. Intende svolgere la missione della Chiesa di impegnarsi a lavorare affinché siano tutti noi uno (Cfr. Gv 17,21), proprio come il Padre e il Figlio, nostro Signore, sono una cosa sola, vale a dire, la missione della Chiesa di impegnarsi a realizzare la riconciliazione e l’unità del nostro popolo e la loro riconciliazione e unione con Dio. (Cfr. Lumen Gentium, 1) Ciò diventa più chiaro alla luce delle parole del Signore pronunciate durante la Santa Messa di ieri: «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.» (Gv 10,10)

Si, miei cari Fratelli e Sorelle, lo scopo di celebrare la Santa Messa per la riconciliazione nazionale non è altro che compiere con ardente zelo la missione che abbiamo ereditato dal Signore come suoi fedeli discepoli di lavorare sodo affinché ognuno del nostro popolo nella penisola coreana «abbia la vita e l’abbia in abbondanza».

Nell’osservare il vento della pace alzarsi recentemente nella penisola coreana, io, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyong-yang, non posso che esprimere profonda gratitudine a Dio per questa Provvidenza che l’ha reso possibile, riflettendo sul fatto che Dio sempre ricorda le ardenti suppliche che Gli abbiamo offerto attraverso le Sante Messe, i Rosari e le altre preghiere.

Soprattutto stante la recente situazione, con nubi cupe di tensione e disagi si addensano sulla Penisola coreana persino con il rischio di una guerra a causa della minaccia delle armi nucleari, credo che il vertice Sud-Nord che si terrà fra tre giorni [il 27 aprile] sia una preziosa opportunità di grazia con cui Dio offre al nostro popolo che desidera tanto profondamente la vera pace. Ciò si deve anche all’intercessione di Maria Santissima che si prende cura del nostro popolo con un amore particolare. La ringrazio di cuore. E ringrazio sinceramente gli ultimi Papi per aver sollecitato le Autorità responsabili della costruzione della pace nella penisola coreana a risolvere correttamente le questioni attuali attraverso il dialogo, chiedendo a tutti i popoli di buona volontà del mondo di pregare per questa intenzione, ogni volta che si presentava l’occasione. In particolare, Papa Francesco che, durante l’omelia della Santa Messa per la pace e la riconciliazione che ha presieduto a questa Cattedrale di Myeong-dong a conclusione della sua visita in Corea nel 2014, diceva:

«Preghiamo dunque per il sorgere di nuove opportunità di dialogo, di incontro e di superamento delle differenze, per una continua generosità nel fornire assistenza umanitaria a quanti sono nel bisogno, e per un riconoscimento sempre più ampio della realtà che tutti i coreani sono fratelli e sorelle, membri di un’unica famiglia e di un unico popolo. Parlano la stessa lingua.» (18 agosto 2014)

Queste erano davvero parole profetiche che risuonano tuttora nel mio cuore.

Anche all’inizio di quest’anno, in occasione dello scambio degli auguri per il Nuovo anno con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, Papa Francesco ribadiva:

«È di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni».

Ringrazio di cuore il nostro Santo Padre.

Ora, l’imminente vertice Sud-Nord che si terrà fra tre giorni deve essere un’opportunità storica in cui è in gioco il destino della nostra nazione. Le Autorità non dovrebbero concentrarsi su altro che raggiungere un accordo per promuovere insieme il bene comune del nostro popolo e metterlo in pratica, ignorando i propri interessi politici e di partito. Dovrebbero soprattutto tenere in mente che la pace, tanto desiderata da tutto il popolo, «non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze avverse.» (Gaudium et spes, 78) Pertanto, la pace nella penisola coreana non può affatto essere mantenuta dall’armamento nucleare. Può essere realizzata solo se si assicurano che tutte le persone vivano una vita veramente degna di un essere umano, fidandosi l’una dell’altra, sulla base dell’amore e della giustizia.

Ringrazio sinceramente tutte le Autorità che hanno compiuto enormi sforzi per realizzare questo storico incontro e dialogo al vertice tra il Sud e il Nord. Inoltre, mi auguro che Dio benedica e guidi tutti coloro che saranno impegnati nell’eliminare le armi nucleari e nello stabilire la vera pace in questa terra, promuovendo così la pace nel mondo.

In tale impresa, prima di chiunque altro, noi, cristiani, ognuno di noi, dovremmo impegnarci come uno strumento della pace, che porta l’amore, dove è l’odio; il perdono, dove è offesa; l’unione, dove è la discordia; la fede, dove è il dubbio; la Verità, dove è l’errore; la speranza, dove è la disperazione; la gioia, dove è tristezza; la luce, dove sono le tenebre.»(San Francesco, Preghiera della pace)

La pace è soprattutto un dono di Dio. Assicuriamo il nostro Signore che noi saremo i primi ad essere «gli operatori di pace» (Mt 5,9) e insieme imploriamo Dio attraverso questa Santa Messa in modo che questo vertice Sud-Nord porti frutti reali e permanenti per la vera pace e per l’autentico sviluppo del nostro popolo.

Affidiamo questo desiderio che abbiamo a lungo custodito nei nostri cuori a Santa Maria Immacolata, Patrona della nostra Diocesi, Madre di Dio, Madre della Chiesa, la nostra benevola Madre che ama il nostro popolo.

Come diceva Papa Francesco lo scorso gennaio alla Basilica di Santa Maria Maggiore:

«Quante volte il cuore è un mare in tempesta, dove le onde dei problemi si accavallano e i venti delle preoccupazioni non cessano di soffiare! Maria è l’arca sicura in mezzo al diluvio. Non saranno le idee o la tecnologia a darci conforto e speranza, ma il volto della Madre, le sue mani che accarezzano la vita, il suo manto che ci ripara. Impariamo a trovare rifugio, andando ogni giorno dalla Madre.» (Omelia, Messa alla Basilica di S, Maria Maggiore, Roma, 28 gennaio 2018)

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:

non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,

ma liberaci da ogni pericolo,

o Vergine gloriosa e benedetta.

AsiaNews

 

Chiesa cattolica svizzera

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