Missionari in India: siamo criticati come lo era Madre Teresa

New Delhi (AsiaNews) – «Il Bjp (Bharatiya Janata Party) usa la carta della religione contro i missionari cristiani per sostenere il partito». È quanto dichiara ad AsiaNews p. Rayarala Vijay Kumar, superiore regionale del Pime (Pontificio istituto missioni estere) in India. Il sacerdote replica a quanto affermato nei giorni scorsi da Bharat Singh, personaggio di spicco del partito nazionalista indù, che ha accusato i missionari di essere una «minaccia per la democrazia e l’unità» del Paese e il Congress Party di essere alle loro dipendenze. P. Rayarala, insieme ad alcuni missionari contattati in India, tuona: «È tutto falso. Queste dichiarazioni rischiano di approfondire ancora di più le fratture e le tensioni tra le comunità religiose».

In India, spiega il superiore, «la religione indù è molto tollerante e ha sempre accettato le altre confessioni. Ma di recente il Bjp ha iniziato ad usare la carta della religione per ›proteggere’ l’induismo e cacciare le altre religioni. Addirittura su internet circolano video in cui i fondamentalisti affermano in pubblico che noi cristiani dobbiamo fare le valigie e andare via. Come fu all’epoca della divisione tra Bangladesh e Pakistan, in cui le popolazioni musulmane dovettero trasferirsi. E come fu ancora prima con la persecuzione di Hitler in Germania».

Secondo p. Rayarala, l’obiettivo di questa campagna contro i cristiani «è rafforzare la composizione indù dell’India e il partito. Ma tutto questo è un imbroglio». Dello stesso parere è un altro missionario, che opera nel sud del Paese e chiede l’anonimato: «Lo scopo è accreditarsi agli occhi della popolazione come l’unico partito che protegge i cittadini indù e vuole il loro bene. Con le elezioni politiche alle porte, che si svolgeranno nel 2019, si comprende bene come tutti questi discorsi siano finalizzati ad accaparrarsi voti».

I missionari «che operano nel sociale, a favore dei poveri ed emarginati – aggiunge p. Rayarala – vengono visti dagli estremisti indù come sovvertitori sociali che vogliono convertire le persone. Se siamo in compagnia di qualcuno, i radicali pensano subito che vogliamo fare proselitismo e non semplicemente aiutare o portare sollievo». Era la stessa accusa, ricorda, «che veniva rivolta a Madre Teresa di Calcutta. I suoi detrattori dicevano che la sua unica finalità era convertire al cristianesimo, ma poi nessuno di loro si metteva a fare quello che faceva lei, cioè curare le piaghe dei lebbrosi, dare da mangiare ai poveri, visitare le baraccopoli, raccogliere dalla strada i bambini poveri».

Invece, sottolinea il superiore, i cristiani «parlano di umanità ed è per questo che ci attaccano». Poi incalza: «Chi va nei villaggi dove non c’è acqua, luce o strutture sanitarie? Nessuno, se non noi. Il nostro servizio è per i radicali una minaccia, siamo un disturbo che va eliminato. Ma nessuno si occupa degli uomini. Se un uomo muore, nessuno se ne preoccupa, mentre in tutto il Paese vengono aperti ambulatori per curare le vacche [animale sacro per l’induismo, ndr]». «Il vero insegnamento della religione – continua – è volersi bene e ricercare la spiritualità della gente. Ma la spiritualità non esclude mai l’umanità. La spiritualità salva l’uomo, e se la religione non salva l’uomo è solo una religione mascherata sotto il manto del terrorismo».

P. Carlo Torriani, missionario per quasi 50 anni in India, concorda sul fatto che da quando si è insediato il governo di Narendra Modi (2014) i cristiani vengono «continuamente sospettati per le loro attività. I poliziotti indagano se facciamo conversioni e proselitismo. Ma quando vedono il lavoro che svolgiamo a favore di lebbrosi, malati e poveri, rimangono meravigliati». Bisogna evidenziare, riferisce, che «sono solo alcune frange estremiste che utilizzano il discorso dell’odio, in particolare per mantenere invariata la tradizionale divisione in caste e non sovvertire l’ordine sociale su cui si fonda il Paese».

Anche secondo la fonte anonima «le opere sociali dei cristiani sono in generale accettate e ben volute. La Chiesa può operare in autonomia nelle proprie strutture, ha diocesi e parrocchie. Il problema è che da quando è salito al potere il partito indù, i fondamentalisti si sentono imbaldanziti, e temono che i cristiani facciano conversioni e professino il Vangelo. Ma questo pericolo non esiste perché i cristiani in India sono appena il 2,3% su una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti. Siamo una minuscola minoranza e le gerarchie ecclesiastiche stanno creando buoni rapporti di fratellanza con l’amministrazione, sia statale che federale. Al momento c’è parecchia confusione ed è difficile capire come andrà a finire. Intanto il Bjp è diventato un partito politico molto forte e ha vinto le elezioni un po’ ovunque. Per questo i suoi esponenti si sentono padroni a casa loro, ma sta anche a noi dimostrare la nostra buona fede, non criticando il governo e la politica».

Al contrario p. Rayarala interviene anche sulla politica a ribadire la falsità delle dichiarazioni di Bharat Singh, che vede il Congress come «manovrato dai cristiani». Il superiore ritiene che manca «un leader credibile nell’opposizione. Rahul Gandhi, presidente del Congress, non ha un grande seguito. In molti sperano che si faccia avanti Priyanka, la sorella, considerata più carismatica».

AsiaNews

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