L'ultimo posto

Charles de Foucauld (un religioso francese, esploratore del deserto del Sahara, dove è stato ucciso il 1° dicembre del 1916) sottolineava che Gesù nella sua vita terrena, ha scelto sempre l’ultimo posto. Questo si può osservare soprattutto nei primi trenta anni dell’esistenza del figlio del falegname, vita umile e appartata, in cui egli non fece nulla di straordinario, tanto che gli abitanti di Nazareth faticavano a riconoscerlo come il Salvatore inviato dal Padre.

Anche Maria si è sempre ritenuta la serva del Signore e ha scelto l’ultimo posto in tutto. Coloro che seguono Gesù e hanno posti importanti non devono sentirsi migliori di chi ha incarichi più umili. Nella lettera di San Pietro al capitolo cinque leggiamo: «Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.»

Gesù stesso istruiva così i suoi discepoli: «Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la sua vita in riscatto per tutti». (Mt 20, 26-28)

Se vogliamo seguire e imitare il Maestro, dobbiamo cercare di agire come lui si è comportato; ci ha dato l’esempio perché ne seguiamo le orme. Nell’ultima Cena ha indossato il «grembiule» e ha occupato il posto del servo, lavando i piedi ai suoi apostoli. Questo è il suo testamento!

Termino con una preghiera di Charles de Foucauld: «Padre mio, io mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace; qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, perché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature; non desidero nient’altro, mio Dio. Depongo la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. Ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura, con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio.» 

Chiesa cattolica svizzera

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