Maria Maddalena: un film da vedere?

Perché non andare a vedere il nuovo film di Garth Davis dedicato a Maria Maddalena?

La mia domanda naturalmente è provocatoria.

La verità? Difficile posizionarsi sul film.

In effetti, già nei Vangeli, la figura di Maria Maddalena affascina, colpisce, chiama a riflessione, e un film a lei dedicato non poteva che fare altrimenti. Anche senza volerlo, Maria Maddalena è insomma un soggetto cinematrograficamente «convincente», che coinvolge e fa sì che due ore di film passino davvero in fretta.

Ma il primo vero aspetto apprezzabile della pellicola è la sensibilità con cui è stata approfondita, non lo si può negare, la questione della vocazione, della chiamata; in questo senso le scelte del regista sono state in realtà, a mio parere, molto felici, a partire dalla profondità innegabile dei dialoghi, sebbene essi siano frutto di finzione. Il primo incontro della Maddalena con Gesù e le sue parole non possono che rimanere a lungo impressi: egli invita la donna a prendersi in mano, a considerarsi sul serio per quella che è, anche per la propria diversità rispetto agli altri. Gesù chiede infatti a Maddalena di guardarsi dentro e di riconoscere il desiderio che ha nel cuore, e che la porta immancabilmente a essere «diversa», lontana dalle convenzioni sociali e famigliari, che la vorrebbero invece moglie felicemente sposata. Maria Maddalena, dunque, nel film come nei Vangeli, è simbolo di quella ricerca che si stanca subito di fronte alle risposte convenzionali. Ansiosa, inquieta, Maddalena trova la pace – proprio come avrebbe poi detto sant’Agostino – solo quando può riposare in Cristo, o meglio, concretamente, quando può specchiare i propri occhi nei suoi, nell’uomo di Nazareth. Lo spirito di fondo che anima il film, dunque, è tutto sommato positivo e convince molto l’approfondimento di quello che è a monte di una vera vocazione; in questo senso il film porta ad interrogarsi in modo sincero, soprattutto se si è giovani e donne.

Lascia invece un senso di incompletezza e porta squilibrio nella pellicola quello che concerne l’accoglienza di Maria Maddalena da parte del gruppo originario dei discepoli, nel film simbolo di un mondo maschile ostile a tutto ciò che è femminile. Lo spirito di fratellanza evangelica viene così totalmente messo in ombra, la dimensione fondamentale della comunione – che non è solo un ideale astratto, se ci ricordiamo il ritratto degli Atti delle prime comunità – risulta irrimediabilmente persa. Qualcosa, forse, il regista americano non ha capito, ovvero che i cliché poco si sposano con il Vangelo, che, quando accolto, favorisce invece la novità e aiuta la società a migliorarsi, non a peggiorare. Perdendosi tra un’immaginata conflittualità tra Pietro e Maria Maddalena, risalta insomma poco, per finire, la valorizzazione dell’uomo tout court, indipendentemente dall’essere uomo o donna, insomma quel rispetto totale della Creatura che contraddistingue il messaggio evangelico originario.

 

Chiesa cattolica svizzera

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