Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan in Vaticano: «Il Papa desidera venire nel paese»

Il viaggio, lo scorso anno, è saltato . Troppi rischi, troppi pericoli. Ma Francesco non rinuncia al desiderio di visitare il Sud Sudan e portare, con la sua presenza, consolazione alla popolazione martoriata da un conflitto interno che va avanti sanguinosamente dal 2013. Anche oggi, ricevendo in udienza in Vaticano il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc), organismo che riunisce rappresentanti cattolici, presbiteriani, pentecostali, episcopaliani, il Papa ha ribadito la sua volontà di recarsi prima possibile nel paese africano.

 

«Il Papa ha espresso il desiderio di scendere in Sud Sudan per stare vicino al popolo che soffre. Noi aspettiamo di sapere quando verrà», ha detto il reverendo James Oyet Latansio, segretario del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc), ai giornalisti durante una conferenza nella sede trasteverina della Comunità di Sant’Egidio dove ha riportato alcuni dettagli dell’udienza in Vaticano, ma anche fatto il punto sulla situazione del paese e sottolineato l’impegno per la pace e la riconciliazione.

 

«Certo, non possiamo garantire una situazione di sicurezza al 100% ma il Papa va dove vuole», ha detto il reverendo, e «se decide di venire noi siamo felici di accoglierlo, noi ci mettiamo il cuore». D’altronde non sarebbe il primo viaggio a rischio del Pontefice nel Continente nero: già nel novembre del 2015 Bergoglio era volato a Bangui, nella Repubblica Centrafricana agitata dagli scontri e bagnata dal sangue di militari e civili, aprendo pure in anticipo il Giubileo della Misericordia. In Sud Sudan il Papa potrebbe replicare quell’atto coraggioso al quale era seguito un periodo più o meno duraturo di pace in Centrafrica che aveva portato anche alla firma, nel giugno 2017, del «Peace agreement» siglato da rappresentanti dei numerosi gruppi politico-militari a Roma , grazie proprio all’opera svolta da Sant’Egidio.

 

In ogni caso, in qualsiasi momento il Vescovo di Roma viaggerà in terra sud sudanese lo farà insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate degli anglicani – confessione tra le più diffuse nel paese – come aveva annunciato egli stesso, nello stupore generale, durante la veglia di preghiera del 26 febbraio 2017 nella Chiesa di «All Saints» a Roma . «La sua volontà è che sia un viaggio ecumenico», ha confermato padre Latansio in conferenza; quindi il Pontefice ha ribadito «il desiderio di venire con l’arcivescovo di Canterbury e con i vertici della Chiesa presbiteriana di Scozia». «Ho a cuore quel Paese, non riesco a trovare riposo fino a quando proseguiranno le sofferenze della gente, vi accompagno con la mia preghiera, vi sarò sempre vicino», sono le parole del Pontefice riportate dai membri del Consiglio delle Chiese.

 

Quello con il Papa «non è stato un incontro protocollare», ha chiarito il segretario del Sscc, «abbiamo parlato del nostro paese, pregato insieme e auspicato il raggiungimento della pace. Ci ha detto di «essere vicino» al nostro popolo». Popolo che conta 7 milioni di persone in urgente bisogno di aiuti umanitari e oltre 2 milioni di rifugiati nei Paesi limitrofi, come Etiopia, Sudan, Kenya, Repubblica Democratica del Congo (un altro territorio ferito dalla guerra). Senza contare i morti della guerra civile, centinaia di migliaia. «Noi Chiese lavoriamo unite per la pace – ha assicurato il religioso -. Abbiamo raccontato al Papa cosa stiamo facendo sul campo per portare la gente all’unità e alla riconciliazione. Il Papa ci ha detto che ha a cuore il popolo del Sud Sudan sofferente e che finché c’è una parte del corpo della Chiesa che soffre non riesce a riposare in pace».

 

Negli ultimi tempi il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan ha promosso un’iniziativa di pace a sostegno dell’High Level Rivitalization Forum, il negoziato riconosciuto dall’organizzazione regionale del Corno d’Africa. Un modo per rilanciare l’appello a porre fine alle ostilità ai leader sud sudanesi. Molti dei quali si dichiarano cristiani: «C’è da chiedersi se lo sono a tempo pieno o a metà…», ha replicato Latansio, «vanno a messa, vanno a pregare, ma per cosa stanno pregando visto che poi uccidono la gente?». «I nostri leader sono cristiani – ha aggiunto – ma l’uomo rimane un uomo, e quando il senso della fede e dell’umanità si esaurisce diventa una specie di diavolo». Da ricordare che, a febbraio, una commissione Onu aveva identificato 41 alti funzionari sud sudanesi come responsabili di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui stupri e omicidi etnici.

 

Nel processo di pace il Consiglio delle Chiese cristiane è affiancato da Sant’Egidio, da decenni esperta nella mediazione di conflitti internazionali; la visita di questi giorni a Roma è motivata infatti da «consultazioni confidenziali» che i membri dell’organismo hanno svolto per circa tre giorni con la Comunità per programmare iniziative comuni. «Ringraziamo Sant’Egidio – ha detto infatti padre James Oyet Latansio – per averci ospitato e per avere condiviso la nostra consultazione. Abbiamo discusso su come raggiungere la pace per il nostro popolo, su come arrivare alla fine di una guerra di fratelli contro fratelli che è costata troppo dolore e povertà e che ha causato, oltre alle vittime, milioni di profughi».

 

In questo cammino non manca infine il sostegno del Vaticano con il Papa in prima linea che, pur avendo visto sfumare il suo viaggio apostolico, continua a mostrare una particolare attenzione per il Sud Sudan. Prima presiedendo una veglia di preghiera nella Basilica vaticana, il 23 novembre 2017 , e poi indicendo, esattamente tre mesi dopo, una Giornata internazionale di digiuno e preghiera per Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo , per scongiurare il pericolo di quello che diversi missionari, volontari e operatori locali già denunciano come un vero e proprio «genocidio».

 

Per approfondimenti: www.santegidio.org

Salvatore Cernuzio – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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