Visita del Papa sui luoghi di Padre Pio. Rupnik: chi ama conosce le stigmate

Circa duemila metri quadri di mosaici di padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti, 36 nicchie, splendidi colori fra cui spicca l’oro, arricchiscono la cripta della nuova Chiesa di San Pio da Pietrelcina, dove è custodito il corpo del Santo. Qui è stato trasferito nel 2010 dopo che l’anno prima Benedetto XVI aveva inaugurato la nuova Chiesa. Per venerarlo, il pellegrino deve compiere una sorta di itinerario spirituale: percorre una rampa con le immagini di San Francesco e di San Pio da Pietrelcina e, dopo l’incontro con i due Santi che hanno avuto anche loro combattimenti e difficoltà, entra nella cripta dove contempla la vita di Gesù e dove in qualche modo, grazie alla luce intensa creata dall’oro, può pregustare il Cielo. Il gesuita sloveno padre Rupnik, in questa video-intervista a Vatican News, si sofferma sul significato dei mosaici a San Giovanni Rotondo e sui tratti comuni del pensiero di Papa Francesco e Padre Pio:

Cosa accomuna Papa Francesco e Padre Pio?

R. – Questa prossimità del Vangelo, del Volto di Cristo, della Rivelazione del Padre che accoglie, che si rende prossimo ad ogni persona, soprattutto a quelli che sono più feriti, che hanno più sofferto a causa delle loro storie, condizioni… Penso che c’è una grande vicinanza tra queste due persone.

Se lei dovesse scegliere un’immagine tra quelle da lei realizzate per parlare di padre Pio, quale sceglierebbe?

R. – C’è quella della lotta spirituale, che è quasi come un’immagine di Cristo nel Getsemani, che invece di poggiarsi sulla roccia, si poggia sulle ginocchia di Cristo bambino, Gesù Bambino. Penso che anche a questa immagine si potrebbe avvicinare a Papa Francesco. Penso che sia un Papa che molte volte ha pronunciato la parola «diavolo, «tentazione», è uno che percepisce che in questo momento storico è in atto una battaglia spirituale e perciò ci vuole un’arma spirituale.

Questa visita di Papa Francesco avviene nel Centenario delle stimmate di Padre Pio e nel 50.mo della sua morte. Quale significato hanno le stimmate per l’uomo di oggi?

R. – Noi veniamo abilitati per poter vivere la nostra umanità come il dono di sé, vivendo l’umanità con amore. Chiunque ama conosce le stimmate; chi non ama non le conosce. Ma chi ama sa che fa male…E’ così che si realizza l’amore in modo pasquale. E allora quando cominci ad amare, cominciano ad apparire le stimmate.

Debora Donnini – VaticanNews

Chiesa cattolica svizzera

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