Il C9 studia come moltiplicare i tribunali anti-abusi

Tribunali specializzati per affrontare i casi di abuso sui minori in diverse regioni del mondo ma sempre sotto l’egida della Congregazione per la dottrina della fede. C’è anche questo nell’agenda di lavoro del C9, il Consiglio dei cardinali chiamati a collaborare con il Papa per la riforma della Curia romana e il governo della Chiesa universale, riunito in Vaticano dal 26 al 28 febbraio 2018. La proposta presa in considerazione, dopo il rinnovo e l’irrobustimento della Commissione vaticana per la tutela dei minori, è quella di decentrare dal punto di vista tecnico la trattazione dei casi, ma senza indebolire il ruolo e la responsabilità della Congregazione per la dottrina della fede. A lavorare sul tema è stato soprattutto il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, una delle diocesi americane più segnate nel recente passato dallo scandalo degli abusi.

 

I casi pendenti di abuso su minori sono attualmente circa 1.800. Non tutti classificabili come atti di pedofilia (le vittime delle molestie in diversi casi non sono bambini ma giovani sulla soglia della maggiore età) e soprattutto ancora da verificare per valutare la credibilità delle accuse. La Congregazione per la dottrina della fede, guidata dall’arcivescovo gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, si trova sovraccarica di lavoro. A ciò si aggiunge la complessità di affrontare i casi in Paesi con legislazioni e culture a volte molto diverse tra di loro. Il Consiglio dei cardinali discute dunque come arrivare alla creazione di tribunali in diverse macro-regioni del mondo, così da facilitare la rapida presa in esame delle denunce. Tutto ciò però senza togliere competenze all’ex Sant’Uffizio. Come si ricorderà, era stato Giovanni Paolo II, all’inizio del nuovo millennio, a decidere di avocare a Roma, alla Congregazione per la dottrina della fede allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger, tutti i casi di abuso sui minori. L’istituzione di questi nuovi tribunali, se la proposta vagliata sarà approvata dal C9 e quindi sottoposta al Papa e da lui approvata, rappresenterà non tanto un decentramento di competenze, quanto piuttosto una moltiplicazione delle competenze della stessa Congregazione per la dottrina della fede.

 

Lunedì 26, nella prima giornata di lavori, è stato anche ascoltato il resoconto dell’arcivescovo polacco Jan Romeo Pawlowski, da qualche mese alla guida della neo-nata terza sezione della Segreteria di Stato, dedicata in modo speciale alla cura del personale delle rappresentanze diplomatiche pontificie. I cardinali sono stati informati di come sta procedendo il lavoro per costituire questa nuova sezione. Al di là della testimonianza di Pawlowski, ciò che diversi avvertono come una necessità, è di avere una figura in grado di compiere verso il resto del personale curiale ciò che il nunzio polacco sta incominciando a fare nei confronti dei suoi colleghi. In altre parole, che si occupi della cura del personale curiale, sacerdoti e laici: sia dal punto di vista della selezione, della formazione e della cura spirituale. Ma è probabile che non ci sia il tempo per prendere in esame anche questo tema durante l’attuale sessione del C9. E appaiono dunque prive di fondamento, perlomeno al momento, le indiscrezioni secondo le quali sarebbe stata presa nuovamente in considerazione l’istituzione Oltretevere di un «moderator Curiae».

 

Il Consiglio dei cardinali discute poi della Congregazione per le Chiese orientali. Mentre rimangono ancora sullo sfondo altri temi. Tra questi le possibili riforme della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Istituita nel 1622, Propaganda Fide, con il suo «Papa rosso», era nata in un contesto di cristianità per dedicarsi alle terre di missione in Africa e in Asia. Oggi funziona come una Curia a sé, per quanto riguarda le competenze sulle nomine dei vescovi e sulla gestione del clero nelle terre missionarie. Ma oggi che l’Europa è secolarizzata, non è più cristiana come prima, ha ancora senso considerare questa divisione territoriale? Perché l’Africa è terra di missione, e l’Olanda e la Francia no? Le ipotesi in cantiere riguardo a Propaganda fide sono due. La prima è di lasciare la congregazione con le competenze attuali. La seconda prevede di affidarle anche le competenze del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, l’ultimo dicastero nato nella Curia romana, istituito da Benedetto XVI. Un dicastero che Papa Francesco ha utilizzato per promuovere il Giubileo della misericordia e al quale ha affidato le competenze sui santuari.

Andrea Tornielli – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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