Semeraro: la riforma della Curia non è una volta per sempre

«La riforma della Curia Romana è nata da un movimento da intendersi nel senso ignaziano. C’è stata una mozione degli spiriti all’interno dei cardinali nelle riunioni precedenti l’ultimo Conclave. E da questo confronto è emersa l’istanza che il nuovo Papa avrebbe dovuto portare attenzione alla riforma della Curia Romana, riforma da non intendersi nel senso di aggiustare un qualcosa che va male, che non va bene, ma riforma nel senso di quel «semper reformanda» che normalmente si applica alla Chiesa, ma ancora più direttamente può dirsi della Curia Romana».

 

«Direi che nella prossima sessione si riprenderanno delle tematiche già messe all’ordine del giorno anche perché, cammin facendo, alcune tappe si chiariscono – prosegue – Per cui diciamo che lo sguardo, da parte del Consiglio dei Cardinali sui dicasteri fondamentali, è già in fase conclusiva. Si è nel momento di una rilettura anche a partire da una riflessione sul lavoro compiuto. Il lavoro fatto ha aiutato anche a chiarire alcune questioni che all’inizio non sembravano urgenti».

 

Semeraro dice anche di essere stato ieri mattina alla Casa del Divin Maestro di Ariccia (Roma), dove il Papa sta per concludere gli Esercizi spirituali di Quaresima, «per salutare il Santo Padre, per assicurargli la preghiera della diocesi. Ho avuto un breve colloquio con lui al termine della meditazione». Francesco «ha sottolineato ancora una volta che gli Esercizi Spirituali della Curia Romana che interrompono il lavoro ordinario – anche attraverso il gesto simbolico di allontanarsi dall’abituale posto di lavoro per intensificare un incontro con Dio – è una riflessione che vede uno accanto all’altro i diversi collaboratori del Papa nella Curia Romana. Già gli Esercizi Spirituali sono riforma in atto!».

 

Questo perché, spiega Semeraro, «la riforma mette in movimento realtà di organizzazioni, cambiamenti nelle strutture, ma il primo cambiamento che occorre fare – e permanentemente – è un cambiamento della mentalità». «Quello che la riforma della Curia intende esprimere – conclude il vescovo di Albano – è, innanzitutto, una sintonia con ciò che il Papa ha scritto nell’Esortazione Evangelii Gaudium, quindi mettersi in quel paradigma di missionarietà, di annuncio del Vangelo, alla luce del quale poi vengono affrontate tutte le altre realtà organizzative e istituzionali. In secondo luogo, riformare vuol dire mettere ancora più in evidenza il rapporto di servizio».

VaticanInsider

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