Abitati da una Parola

Penso siamo chiamati a vivere la Quaresima come un tempo favorevole di riavvicinamento alla Parola, un tempo di ricerca e sete insaziabile al contempo. E proprio in una recente omelia a Santa Marta Papa Francesco ha affrontato il bel tema della lettura della Parola di Dio nel contesto della celebrazione eucaristica. Personalmente, ho dei bellissimi ricordi di quando, ancora alle elementari, potevo già salire sull’ambone e leggere dapprima le preghiere dei fedeli e poi, con il tempo, le prime due letture della Messa. Grazie a questo compito ho imparato la dizione giusta, il valore delle pause, ma soprattutto, ho avuto un’intuizione che ancora oggi mi guida quando mi chiedono di prestare questo servizio durante la Messa: la Parola vive. Lo senti subito, dalla forza con cui si impone alle tue orecchie e, poi, al tuo cuore. Accade dalle primissime frasi che pronunci, qualsiasi sia il contenuto del testo biblico. Vive e chiede, come prima cosa, di abitare l’interiorità del lettore che la sta proclamando all’assemblea. Fare il lettore in chiesa è insomma, a mio modo di vedere, un compito affatto banale e scontato. Richiede precise disposizioni interiori, in particolare la disponibilità e l’umiltà di riconoscersi poveri e profondamente bisognosi di quella Parola; da questo nostro profondo desiderio di «cibo spirituale» dipenderà la ricchezza del messaggio che arriverà all’assemblea e solo così la nostra persona si trasforma in «cassa di risonanza» per la voce del Signore. Il cristiano che proclama le Letture, le legge anzitutto per sé stesso, a causa della sua «sete» e rispondendo a questo bisogno al contempo riempie anche il cuore dell’assemblea. Lo ribadisce bene Papa Francesco: leggere le Letture non deve essere più solamente un dare informazioni, ma anzitutto un riceverle. Solo se abitati da quella Parola si potrà donarLa. È la differenza che Francesco individua simpaticamente tra la «lettura del giornale» e la lettura di qualcosa invece di molto più importante e profondamente diverso. Profondamente diverso proprio perché ha un «diritto di cittadinanza» in noi. E, in fondo, quel posto gliel’abbiamo preparato da tanto, aspettando che qualche parola o, meglio, la parola di Qualcuno lo riempisse. Il cuore dell’uomo – soprattutto quello dei giovani – è fatto per Dio. Per questo, andare a Messa è sempre un atto di gratitudine verso di Lui ma anche un atto di giustizia verso di noi, che ci portiamo appresso un’intimità giovane ed assetata e che aspetta una «lettura autentica» della Parola per abbeverarsi. Il tempo della Quaresima è particolarmente favorevole per tutto questo, per cercare…e trovare.

Chiesa cattolica svizzera

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