Mons. Spina: in Quaresima rimettere in circolo carità e perdono.

Si apre la Quaresima, tempo di grazia e di conversione  per «tornare a Dio con tutto il cuore e con tutta la vita», in vista della  Pasqua di Resurrezione.  Il Papa alle 16.30 nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino presiederà la Statio e poi la processione penitenziale con i vescovi e i cardinali, fino alla basilica di Santa Sabina dove celebrerà la Santa Messa con il rito di imposizione delle Ceneri. La Chiesa si prepara così ad entrare in questo tempo liturgico seguendo le indicazioni di Francesco nel messaggio per la Quaresima 2018. Fondamentale, secondo il Pontefice, in questi 40 giorni che ci separano dalla Pasqua, è tornare alla carità. Perché dove non c’è carità, regnano desolazione e sconforto, c’è violenza e rifiuto dello straniero, del malato, del bambino non ancora nato, ci sono  il «pessimismo sterile e la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario».

Quaresima, fioritura dello Spirito

La Quaresima, sostiene però mons. Angelo Spina, vescovo di Ancona-Osimo, è tutt’altro che un tempo di angoscia e di buio. «Essa è una vera primavera, una fioritura dello Spirito che produce frutti di bene nella famiglia, nella casa, nei luoghi attraversati dall’odio». La Chiesa e il Papa prosegue il presule, «oggi ci indicano tre vie da seguire: la preghiera, il digiuno e l’elemosina, ma io aggiungo anche il perdono».

Preghiera, digiuno, elemosina

«Innanzitutto la preghiera. La preghiera è ascoltare la Parola di Dio. Quando nella nostra vita entra la Parola di Dio allora noi parliamo a Dio. La preghiera è lasciarsi amare da Dio e amarlo. E allora la preghiera fa qualcosa di grande, perché ci libera dentro, dalle nostre incrostazioni; entra la luce di Dio e le ombre vengono eliminate. Questo significa fidarsi di Dio che è sempre il Padre nostro e vuole la nostra vita». Poi l’elemosina, che «ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro, anche se straniero  è fratello, è mio fratello, e che io non sono mai solo. L’elemosina fa sì che il cuore diventi pulsante, riscaldato. Quanto bisogno di carità c’è oggi!» L’altra parola che il Santo Padre sottolinea e che mons. Spina sostiene fortemente come antidoto all’iniquità è il digiuno. Esso «toglie la forza alla violenza, ci disarma; è un’occasione di crescita. In poche parole il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che solo può saziare la nostra fame. Togliere qualcosa a noi per dare agli altri, far capire che lo Spirito è più grande del nostro corpo e che Dio è tutto ed è infinito. E non dimentichiamoci che il digiuno più grande non è privarsi del cibo ma di tutto ciò che limita, confonde, distrae dal rapporto con Dio. Il digiuno più grande che dobbiamo fare  è togliere il peccato e stare in pace con Dio». «Poi aggiungevo questa parola: perdono. La Quaresima è il tempo per riconciliarci con Dio, con il sacramento della riconciliazione e far camminare questo perdono ricevuto da Dio con i segni del perdono in famiglia, perdono agli amici, riconciliazione anche ai livelli più ampi. E’ col perdono che si rimette in circolo la carità».

La verità contro i falsi profeti

Altro spunto che arriva da questo tempo è riuscire a stare in guardia dai falsi profeti e da quelli che il Papa definisce «incantatori di serpenti». La Quaresima, dice mons. Spina, oltre ad essere tempo di grazia è anche tempo di verità. «Oggi ci sono molti incantatori che approfittano delle debolezze umane per rendere schiave le persone… Pensiamo ai giovani ai quali è stato offerto il rimedio della droga, di relazioni usa e getta, di guadagni facili ma disonesti e quanti vengono irretiti dal mondo virtuale… Il modo per uscire da questa melma, che inquina anche il Creato, è restare in Cristo»

Cecilia Seppia – VaticanNews

Chiesa cattolica svizzera

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