Quale tempo diamo ai nostri ragazzi?

Ci occupiamo della gioventù. Certo, può ben dirlo la nostra società occidentale. Organizza scuola, sport, centri divertimento e disparate attività. Ed anche per chi presenta difficoltà di apprendimento o di altro genere si presentano numerose occasioni di sostegno ed accompagnamento. Sarebbe sbagliato dire che la nostra società non si occupi della gioventù. I bambini ed I giovani sono un target economico interessante: è per questo che a loro viene dedicata una grande serie di prodotti (vestiari, alimentari, di arredamento…). Si può veramente, a buon titolo, dire: quanto tempo e quante risorse investiamo per i nostri ragazzi. Eppure… ci si facilmente rendere conto che ciò non è sufficiente. No, perché oltre che a riempire le loro tasche e le loro agende è nostro compito (nostro sottintende l’impegno comune, di tutti!) riempire il cuore. Solitamente quando parliamo di cuore ci riferiamo al «luogo» che custodisce gli affetti ed I sentimenti (sebbene sappiamo che si tratti piuttosto di una «pompa» che distribuisce il sangue nel corpo). Per l’Antico Testamento (che parla di «cuore» in oltre mille occasioni – a testimoniare l’importanza che riveste questo elemento) il cuore è il luogo della pienezza della persona, delle sue aspirazioni, dei suoi desideri, del suo cammino. È proprio lì che bisogna adoperarsi con I giovani… allargare il cuore aiutando li a dare un orizzonte al proprio cammino, una méta verso la quale muoversi. Bambini e giovani, oltre che a districarsi tra il COSA (mi iscrivo ad una società sportiva di calcio? Andrò a studiare fisica?), il COME (all’Università? Ad una Scuola Professionale?), il QUANDO (dopo le Scuole medie? Al mercoledì pomeriggio?) la domanda che bisogna portare a porsi è PERCHÈ? Esatto, nell’epoca scientifica che stiamo vivendo rischiamo di perdere la domanda essenziale dinanzi a quello che compiamo quotidianamente. E non essendo abituati ad avere obiettivi alti per la nostra vita… CI limitiamo a rispondere: «perché mi piace». No, non è ammesso. La vita va ben oltre che il semplice «mi piace». Perché… è essa stessa che mi porrà sul mio cammino vicende e storie che non mi piaceranno, e che io riuscirò ad affrontare solamente se avrò imparato a vivere oltre al piacere. Servono luoghi dove bambini e ragazzi imparino a giocare per il fine stesso del gioco, dove possano imparare la curiosità, dove sia permesso dire non ho capito. Una sorta di palestra dove non si deve inciampare nello stress dei risultati. È così che usciamo da una logica del «mi piace», laddove imparo a fare oltre a ciò che mi dona piacere, altrimenti le mie relazioni con gli altri, con le cose, con le istituzioni sarà dettato solo da questo.
Insomma… dobbiamo tutti impegnarci a diventare buoni cardiologi. Dottori del cuore. Quello che sa decidere.

Chiesa cattolica svizzera

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