Yazidi dal Papa. Card. Filoni: momento di gioia per minoranza perseguitata

«Tragiche violenze e discriminazioni»: sono quelle che ha subito la minoranza irachena di etnia curda degli yazidi, il cui territorio tradizionalmente si incastona in una zona strategica tra Siria, Turchia e Iraq. Una rappresentanza della comunità presente in Germania sarà ricevuta in udienza, secondo le previsioni, domani mattina, da Papa Francesco, prima del tradizionale incontro del mercoledì, nell’auletta dell’Aula Paolo VI. In più occasioni il Pontefice si è pronunciato in difesa della minoranza yazida, perseguitata dallo Stato Islamico, insieme con tutte le altre minoranze presenti nell’area. Una vicinanza espressa anche inviando in Iraq il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. «Sono particolarmente contento che il Santo Padre riceva questa comunità che è stata fortemente perseguitata in questi anni, soprattutto dall’Isis – ha rimarcato ai nostri microfoni il porporato – sicuramente si tratta di un incontro in cui il Santo Padre manifesterà tanta solidarietà e vicinanza».

Le atrocità commesse dallo Stato Islamico

Nell’estate del 2014 lo Stato Islamico ha vissuto la sua fase di massima espansione territoriale verso l’Iraq settentrionale, soprattutto nella zona di Sinjar. In questo contesto, oltre 736.000 yazidi sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, altri sono stati obbligati a convertirsi all’Islam, sotto la minaccia della morte.

Secondo quanto riportato dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dalla missione delle Nazioni Unite per l’Assistenza all’Iraq (Unami), almeno 5.500 yazidi sono stati assassinati, senza considerare le migliaia di persone rapite. Bambini fino a 2 anni sono stati portati alla Madrasa Jihadia. Migliaia di donne sono state rapite e fatte diventare schiave del sesso, e i loro figli risultano scomparsi.

Ho sentito «la gravissima, sofferenza in cui si trovavano queste famiglie», precisa il cardinale Fernando Filoni, «mentre i cristiani venivano espulsi, gli yazidi venivano uccisi oppure schiavizzati oppure le donne, soprattutto le più giovani, venivano vendute ai mercati per pochi dollari, come schiave sessuali».

Le Nazioni Unite verso il riconoscimento del genocidio

Le denunce, le inchieste giornalistiche e i rapporti delle organizzazioni non governative sulle violenze perpetrate dai combattenti dello Stato Islamico in Iraq, hanno spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad approvare la risoluzione 2379, con la quale si istituisce un gruppo di investigazione riguardo a crimini di guerra, crimini contro la umanità e genocidio eventualmente commessi dai miliziani, con particolare attenzione alla minoranza da secoli stanziata nel nord dell’Iraq.

R. – Sono particolarmente contento che il Santo Padre riceva questa comunità che è stata fortemente perseguitata in questi anni, soprattutto dall’Isis. Sicuramente si tratta di un incontro in cui il Santo Padre manifesterà tanta solidarietà e vicinanza.

D. – Lei è stato inviato da Papa Francesco in Iraq, proprio per esprimere coraggio e vicinanza alle minoranze perseguitate. Ci può raccontare un suo ricordo?

R. – Intanto, devo dire che anche in passato i Papi si sono ben interessati della questione. Ricordo che già nel 1927 Pio XI raccomandava ai domenicani, che lavoravano pastoralmente nella zona, di prendersi cura, seguire e avere attenzione per gli yazidi. Oggi Papa Francesco ne ha avuta in modo particolare a seguito dell’espulsione degli yazidi e di tutti i cristiani che abitavano nella zona di Mosul, nella piana di Ninive e a nord, soprattutto dove ci sono queste antiche comunità di yazidi. Io ho avuto modo di incontrare alcune comunità e i loro capi durante la mia visita, quando il Santo Padre mi ha inviato per manifestare la sua solidarietà, e ho visto la grave, gravissima, sofferenza in cui si trovavano queste famiglie, molte delle quali avevano perso i mariti, i figli, alcune erano riuscite a fuggire, altre erano state rese schiave… E ho sentito la grande sofferenza di questa popolazione. Mentre i cristiani venivano espulsi, gli yazidi venivano uccisi oppure schiavizzati oppure le donne, soprattutto le più giovani, venivano vendute ai mercati per pochi dollari, come schiave sessuali. Quindi credo che questa visita farà molto bene, soprattutto psicologicamente e politicamente a questa comunità. E credo che anche quella visita e altri incontri che già il Santo Padre ha avuto con gli yazidi abbiano cementato una stima e una fiducia reciproca.

D. – Oggi qual è la situazione nel nord dell’Iraq? C’è chi è potuto tornare nelle proprie terre d’origine?

R. – Credo che in quelle liberate, soprattutto in Iraq, alcune famiglie sono potute rientrare, come stanno rientrando già in buona percentuale molte famiglie cristiane. I loro capi non sono mai partiti, cioè sono rimasti in una zona, tradizionalmente la loro, però più all’interno del Kurdistan iracheno dove non c’era stata l’occupazione, quindi credo che alcuni possano ritornare. Ma è difficile, quando sono stati uccisi uomini, donne e bambini e sono state distrutte le loro case, ritornare sic et simpliciter… Avranno bisogno di grande accompagnamento umano.

 

 

Barbara Castelli (VaticanNews)

Chiesa cattolica svizzera

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