Rmeyleh: la scuola dei profughi siriani rinata dalle macerie

A fianco di una umanità ferita e sempre in fuga da una guerra o da un genocidio. Un viaggio nel Libano di 4 milioni di abitanti che accoglie quasi 2 milioni di profughi. Uno sguardo su chi ha dovuto ricominciare da zero avendo lasciato in Siria o in Iraq tutto e spesso anche il marito, o il padre o un fratello: per questo è una speranza soprattutto al femminile. Donne che sanno educare o che si inventano piccole imprenditrici per strappare un sorriso ai loro figli. Un viaggio per conoscere chi, dopo il clamore dell’emergenza, lavora con loro per «essere umani con gli esseri umani».

Sono oltre 300 ragazzi dai 4 ai 15 anni che – la maggior parte al mattino, un plotoncino al pomeriggio – riempiono di vita 10 classi e i campi di gioco. Sembra una scuola normale, solo un po’ disastrata, questa del Centro socio-educativo «Fratelli» ma due anni fa a Rmeyleh, a pochi chilometri da Sidone, nemmeno esisteva.

«Non sono venuto in Libano per aprire un’altra scuola cattolica come quelle che abbiamo gia'», spiega frère Miquel Cubeles, marista che fino al 2015 dirigeva un centro sociale per immigrati maghrebini a Barcellona a due passi dalle Rambla. Decisivi l’incontro con un fratello delle scuole cristiane frère Andres Porras e l’invito di papa Francesco ad andare in periferia e alle congregazioni di lavorare insieme: «In fondo entrambi i nostri fondatori – conclude frère Miquel – hanno voluto educare i bambini con bisogni speciali per allora».

L’emergenza, adesso a Sidone, sono i profughi siriani; a decine di migliaia dal 2012 quando è iniziata la guerra civile. Così è nato il progetto «Fratelli» sostenuto dalla Fondazione marista per la solidarietà internazionale. Raccolti dalle strade davanti agli «shelter» dove vivono ora, i ragazzi hanno una istruzione e un luogo dove crescere.

Una rinascita di una comunità con scuola materna e corsi di recupero per i più grandi, che fa di «Fratelli» un punto di riferimento anche per le famiglie. Una rinascita pure della porzione di collina sul golfo di Sidone.

Fino a due anni fa la scuola Notre Dame de Fatima, enorme complesso a Rmeyleh, era un rudere per meta’ abbandonato.

Dal 1985 prima l’esercito israeliano, poi le varie milizie, fino al 1992 si erano installate fra le aule e i refettori dei padri maristi. Qui, prima della guerra civile, studiavano fino a 2.500 alunni della buona borghesia libanese. «Anche Hariri ha studiato qua», narra la leggenda. Il filo spinato delimita la metà del parco che è ora una caserma dell’esercito libanese.

Nell’altra metà i ragazzi fuggiti da Damasco, Iblid e Daraa hanno ritrovato matite, libri, palloni. E sorrisi.

di Luca Geronico

Avvenire – 27 novembre 2017

Chiesa cattolica svizzera

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