Simposio della Chiesa siro-malabarese per la dignità umana e la cultura della vita

Leader religiosi, studiosi, dottori e legislatori da tutta l’India si sono riuniti in difesa della vita. Lo «Eva- Simposio sulla vita» del 2017 è organizzato dall’eparchia di Kaylan, con il sostegno della commissione sinodale siro-malabarese per famiglia, laicità e vita. L’evento, durato tre giorni, si è concluso il 2 dicembre.

Mons. Sebastian Vaniyapurackal, nuovo vescovo della Chiesa siro-malabarese, ha inaugurato il simposio alla presenza di mons. Thomas Elavanal, vescovo di Kalyan. All’iniziativa partecipano 200 delegati, fra cui vescovi, figure religiose e laiche provenienti da più di 22 diocesi cattoliche dell’India e estere.

Gli organizzatori del simposio sostengono che «la società in cui viviamo» affronta crescenti e nuove minacce alla dignità della vita e di individui e famiglie, «in special modo quando la vita è fragile e senza difesa». Essi affermano di aver accolto le raccomandazioni della quarta assemblea arciepiscopale siro-malabarese, che incoraggiava le diocesi e le eparchie a «inventare modi più concreti per promuovere la vita e proteggere il matrimonio».

Durante il simposio, il dott. Pascoal Carvalho, membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita, ha presentato un’analisi intitolata: «Le preoccupazioni etiche e la questione del fine-vita». Ricordando il messaggio di poche settimane fa di papa Francesco all’accademia, l’esperto affronta varie questioni mediche ed etiche: l’accanimento terapeutico che definisce l’»eccesso di zelo» in alcune cure che si dimostrano inefficaci; la morte, da non confondere con il coma, durante il quale il paziente può ancora mostrare funzioni vitali e attività cerebrali; e il concetto di sofferenza come bene prezioso. Per la Chiesa cattolica, il dolore trova il suo «vero significato in Gesù Cristo», che attraverso i suoi patimenti ha redento l’uomo.

In conclusione, il dott. Carvalho ribadisce che «la posizione della Chiesa cattolica non è tenere la persona in vita a tutti i costi… ma neanche porre fine alla sua vita perché è sofferenza e dolore». Piuttosto, afferma l’esperto, «quando arriva il momento» bisogna accettare «i propri limiti e affidare la persona a Dio», accompagnandola con «amore» e trattamenti che limitino la sua sofferenza. (NC)

AsiaNews – Panvel – 1 dicembre 2017 

Chiesa cattolica svizzera

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