Pizzaballa: «Politica non salotti per Gerusalemme»

«La politica è la grande assente di questo momento». Si discute da giorni della dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme capitale di Israele; per domani è anche atteso all’assemblea generale dell’Onu il voto sulla risoluzione di condanna che gli Stati Uniti hanno bloccato al consiglio di sicurezza. Ma l’amministratore apostolico monsignor Pierbattista Pizzaballa spiazza i giornalisti giunti al Patriarcato latino di Gerusalemme per la consueta conferenza stampa natalizia: al di là delle parole, la politica in tutto questo non c’è. «Non sappiamo se e che cosa stia maturando nelle cancellerie dei paesi che decidono il nostro futuro – spiega Pizzaballa – ma nel nostro contesto la politica, quella che indica prospettive e delinea il futuro, è assente. E questo è fonte di frustrazione e disorientamento. Abbiamo bisogno di politica, non quella da salotto, ma quella che sa tradurre in scelte concrete sul territorio le attese dei rispettivi popoli».

 

È tradizionalmente il giro di orizzonte complessivo sulla vita delle comunità di rito latino in Terra Santa la conferenza stampa natalizia a Gerusalemme. Ma non si può ovviamente non fare i conti con le tensioni di queste settimane.

 

L’Amministratore apostolico riprende le parole chiare già pronunciate dal Papa e dai capi delle Chiese cristiane in queste settimane: bisogna preservare lo Status quo della Città Santa, nel rispetto delle risoluzioni dell’Onu ed evitando «soluzioni unilaterali che allontanano la pace». Per questo Pizzaballa rinnova l’auspicio che «la violenza di questi giorni cessi completamente e che si possa continuare a discutere legittimamente su Gerusalemme in ambito non solo politico, ma anche religioso e culturale». Si schermisce di fronte alle domande dei giornalisti che gli chiedono come si comporteranno le Chiese cristiane se in visita al Santo Sepolcro dovesse arrivare il vice-presidente degli Stati Uniti Mike Pence, che ha rinviato a gennaio il suo viaggio a Gerusalemme («la questione è complessa, a nessun pellegrino si può negare l’accesso ai luoghi santi»).

 

Quando chiede che in questa città torni la politica, però, Pizzaballa ha in mente ben altro. «Le nostre popolazioni sono stanche di violenza, che non ha portato a nessun risultato – racconta -. Sono invece assetate di giustizia, di diritti, di verità. Sembrano affermazioni generiche e retoriche, ma in questo nostro contesto hanno un risvolto concreto e preciso nella vita quotidiana, negli spostamenti e nella libertà di movimento, nei permessi, nei ricongiungimenti familiari e nella vita quotidiana di tutte le famiglie cristiane».

 

È la vita quotidiana che il Patriarcato accompagna con il suo servizio. L’Amministratore apostolico parla delle difficoltà di gestione che hanno portato alla sua nomina: «Una società di consulenza, la Deloitte, ci sta accompagnando nella ristrutturazione e nella riorganizzazione amministrativa, che proseguirà per tutto questo anno pastorale». Spiega che la Chiesa latina di Gerusalemme ha scelto come priorità pastorale di focalizzarsi sul tema della famiglia. Ricorda l’inaugurazione dei restauri all’edicola del Santo Sepolcro come un «evento che qualche anno fa sarebbe sembrato impossibile e che ha invece segnato un punto di non ritorno» nelle relazioni ecumeniche tra le Chiese.

 

Parla di un boom nei pellegrinaggi registrato nel 2017: «Abbiamo assistito a quasi un raddoppio della presenza dei pellegrini in Terra Santa», racconta. Non senza aggiungere subito, però, la preoccupazione per le disdette arrivate in questi giorni, dopo le immagini sulle violenze. Una reazione emotiva e del tutto immotivata: «Invitiamo i pellegrini a visitare la Terra Santa e la Giordania senza timore, perché non vi è alcun pericolo – spiega l’Amministratore apostolico del Patriarcato – E la presenza dei pellegrini, oltre a essere un’importante esperienza di fede, è anche una bella espressione di solidarietà ai tanti (cristiani e non) che lavorano nell’ambito del turismo religioso».

 

Infine l’invito a guardare anche i momenti di crisi a partire dal mistero del Natale: «Dio si affaccia ed entra nella storia dell’uomo, non con un annuncio di giudizio, immagini di sventura e di castigo – riflette Pizzaballa – Se avesse fatto così, sarebbe stato evidente che il suo fine era quello di conquistarci, di assoggettarci, come un qualsiasi potente della terra. Dio invece viene con un semplice annuncio di gioia». E questo indica una strada anche ai cristiani di Gerusalemme oggi: «Le difficoltà di questi giorni, le difficoltà di sempre, la sete di giustizia, la fame di dignità – conclude Pizzaballa – non ci impediscono di ricominciare, non spengono la nostra gioia, né la nostra determinazione a collaborare per migliorare il nostro mondo, a lavorare a difesa della vita, quella semplice dei nostri fedeli, delle nostre famiglie e delle nostre comunità religiose».

Giorgio Bernardelli – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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