Dalla schiavitù alla santità

Bakita, il cui nome significa «Fortunata», è stata canonizzata da Giovanni Paolo II il primo ottobre del 2000. Leggendo la sua biografia (di Maria Luisa Dagnino, missionaria canossiana), si rimane colpiti dalla sua serenità e fortezza, pur in mezzo a tante vicissitudini. Giuseppina Bakita nasce in Sudan nel 1869 e a sei anni è rapita dai negrieri e fatta schiava. Riesce a fuggire ma è rapita di nuovo finché è comprata da un agente consolare italiano che la porta nella sua patria. In Italia è ceduta alla signora Turina Micheli. Nel 1889 si rifiuta di tornare in Africa e intraprende il catecumenato a Venezia presso le suore canossiane dove, il 9 gennaio dell’anno seguente, riceve il battesimo, la cresima e la prima comunione. Presso le suore matura la sua vocazione alla vita religiosa e l’8 dicembre del 1896 emette i voti temporanei a Verona. È trasferita in altri conventi, dove svolge i lavori di casa con grande spirito di sacrificio e spesso è pure chiamata a presentarsi al pubblico per dare la sua testimonianza, anche se le costa.

Suor Bakita negli ultimi anni della sua vita, per vari problemi di salute, fu costretta ad andare su una sedia a rotelle e si faceva portare in cappella, dove s’intratteneva a lungo in silenzioso colloquio con il suo «Paron» (così chiamava lo sposo della sua anima). Guardava alla morte con animo sereno e diceva: «Perché aver paura della morte? La morte ci porta a Dio» e ancora: «Io ho dato tutto al mio Padrone, lui penserà a me, ne è obbligato». «Me ne vado con due valigie: una contiene i miei peccati, l’altra, più pesante, i meriti infiniti di Gesù».

Chiude la sua vita terrena nel convento di Schio, l’8 febbraio del 1947.

Quest’anno l’Istituto canossiano le ha reso omaggio per la ricorrenza dei 70 anni dalla sua morte.

Suor Bakita, la morettina, ci manifesta ancora una volta il «segreto» che Dio si rivela di preferenza ai piccoli, ai semplici, a quelli che agli occhi del mondo non contano (cfr Lc 10, 21) e gli lasciano la libertà di agire cercando unicamente la sua gloria. Grazie, cara suor Giuseppina per il tuo esempio e dal Cielo intercedi per tutti noi.

Chiesa cattolica svizzera

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