Parole perse nel vento

Dopo due settimane di dibattiti, si è conclusa la Conferenza mondiale sul clima. Ancora una volta a progredire sembrano solo i numeri dei vertici (questo era il numero 23…) e non invece le decisioni importanti da prendere. Il tempo però stringe se vogliamo evitare che l’aumento della temperatura terrestre superi la soglia fatidica dei 1,5 gradi, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche per l’umanità. Attualmente ci stiamo indirizzando verso uno scenario che prevede un aumento fra i 3 e i 6 gradi, al quale la maggior parte dell’umanità non sopravvivrà. 

Ma la percezione di questa urgenza, sembra mancare fra i leader del pianeta. Finora è stato fatto circa un terzo di quanto stabilito nell’Accordo di Parigi. Il prezzo di questo ritardo nell’attuazione delle misure decise, ancora una volta saranno i poveri a pagarlo.

Mentre a Bonn ciascun rappresentante difendeva gli interessi del proprio paese, altrove le persone continuano a soffrire per le disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici, senza poter fare nulla per cambiare le cose. «Cosa fareste al mio posto, se foste qui al vertice ad attendere, sapendo che il vostro paese è destinato ad essere completamente sommerso?» ha chiesto il presidente dello stato insulare Tuvalu. Le sue parole si sono perse nel vento.

Chiesa cattolica svizzera

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