Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per le vittime del terremoto che due giorni fa ha colpito la zona di confine tra Iran e Iraq. In un doppio telegramma rivolto ai due Paesi a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice si è detto «profondamente rattristato» nell’apprendere del sisma e ha assicurato la sua vicinanza a tutte le vittime di questa tragedia. Nell’esprimere il suo cordoglio a chi ha perso i propri cari, Francesco prega per le vittime e le affida alla Misericordia dell’Onnipotente e invoca la benedizione divina ai feriti e alle autorità impegnate nei soccorsi.
Il bilancio provvisorio delle vittime è salito a 454 morti e oltre 7.000 feriti. La scossa, di magnitudo 7.3 e profonda 23 chilometri, ha avuto l’epicentro a Penjwin, nella provincia irachena di Sulaimaniyah, ma ha avuto le conseguenze più gravi nel vicino Iran. Il terremoto è stato avvertito in tutta l’Asia centrale e le scosse di assestamento – oltre 135 – stanno continuando in queste ore.
La situazione più grave finora si registra nella città montuosa di Sarpol-e Zahab, dove è andata distrutta l’unica via di accesso e sono crollati la metà degli edifici. 149 finora le vittime nella località, mentre sono una sessantina i morti nel resto della provincia di Kermanshah. «I danni provocati da questo terremoto sono piuttosto ingenti», spiega mons. Leo Boccardi, nunzio apostolico a Teheran, «ci sono stati degli appelli dalla banca del sangue per fare donazioni; serve molto in quelle aree, anche perché l’ospedale di Sarpol-e Zahab, è quasi crollato, è distrutto. Quindi i malati hanno bisogno di cure urgenti. Sul luogo si trovano già i ministri della Salute e dell’Interno per organizzare i soccorsi che vanno molto a rilento. Infatti manca ancora l’acqua, l’elettricità e il resto».
Le autorità hanno distribuito tende e coperte per riparare le persone fuggite dalle loro case. 145 gli elicotteri inviati dall’aviazione mentre sono sul campo per rimuovere le macerie anche quattro battaglioni dell’esercito iraniano, Pasdaran e una trentina di squadre di soccorso della Mezzaluna Rossa. »Soprattutto nella città di Qasr-e Shirin la protezione civile ha dato responsabilità ai militari per organizzare gli aiuti», continua mons. Boccardi, «ma le notizie sono molto frammentate al momento, le comunicazioni sono interrotte; non funzionavano i telefoni. Non sappiamo esattamente l’ampiezza di tutto il fenomeno, però è certo che tutte le città di quell’area occidentale dell’Iran sono state colpite e si ritrovano a contare morti. Quindi è un fenomeno molto diffuso, non è stata colpita solo una città«.
La maggior parte dei feriti è stata trasportata a Teheran e nelle città vicine, mentre cinque monumenti storici nella provincia sono andati distrutti. L’ayatollah Khamenei ha esortato «tutte le capacità del Paese» a mettersi in moto per estrarre chi è sotto le macerie. Il Presidente Rohani, intanto, ha creato un comitato di crisi per gestire l’emergenza e raggiungerà domani la zona colpita.
In Iraq i morti sono stati 11, in particolare a Darbandikhan, nel kurdistan iracheno. Anche lì l’ospedale è stato gravemente danneggiato ed è ancora senza corrente elettrica. Cinquanta i feriti per una situazione che il ministro della sanità curda ha definito «molto critica». Il premier turco Binali Yildrim ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime e ha annunciato che la prima tranche di aiuti, medicine e 250 tende sono già state consegnate, in un gesto che riavvicina la Turchia al nord dell’Iraq a maggioranza curda. Solidarietà anche dall’Unione europea che tramite l’Alto rappresentate per la politica estera Federica Mogherini. Quanto accaduto al confine tra i due Paesi, ha osservato, «è in cima ai nostri pensieri». «Sappiamo cosa significa affrontare un terremoto di tale intensità» e offriamo alle autorità la nostra disponibilità «per qualsiasi cosa possano ritenere utile».
Chiesa cattolica svizzera
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