Asia Bibi, l’udienza si avvicina?

«L’udienza per il processo di Asia Bibi davanti alla Corte Suprema potrebbe davvero essere imminente. Il caso è nelle mani del presidente della Corte. Secondo i nostri avvocati, che già da tempo hanno inoltrato una istanza per chiedere la nuova udienza, è questione di giorni o di poche settimane. Le nostre speranze non si sono mai spente. In definitiva abbiamo fiducia nella giustizia. E anche il nostro avvocato Saiful Malook è convinto di poterla spuntare: ci sono troppe contraddizioni e incoerenze nelle sentenze precedenti». Ne è convinto Joseph Nadeem, responsabile della Renaissance Education Foundation di Lahore, che ospita la famiglia di Asia Bibi, la donna cristiana condanna a morte ingiustamente con l’accusa di blasfemia, per un presunto vilipendio al profeta Maometto. In un colloquio con Vatican Insder, Nadeem, che tiene le fila del caso a livello giudiziario, fa il punto della situazione e non nasconde la speranza che oggi i familiari e i legali ripongono nel giudizio davanti alla Corte Suprema che, secondo le indiscrezioni circolanti, potrebbe essere, dunque, piuttosto vicino.

 

La Corte ha aggiornato il caso il 13 ottobre 2016, quando uno dei tre magistrati designati nel collegio giudicante si è ritirato perchè in passato aveva giudicato il caso di Mumtaz Qadri, assassino del governatore del Punjab, Salman Taseer. Il governatore Taseer, ricordano le cronache, si era esposto personalmente per proclamare l’innocenza di Asia e per questo era stato ucciso. Il magistrato nominato per giudicare Asia Bibi aveva preferito non coinvolgersi, rilevando in sè stesso una sorta di «conflitto di interessi» e il suo ritiro aveva decretato un rinvio sine die.

 

Lo stesso Supremo Tribunale, nell’aprile scorso, aveva respinto la richiesta di un’udienza anticipata per il processo di Asia Bibi, presentata dalla difesa della donna «per motivi umanitari». Ora, i tempi sembrano maturi e, come appreso da Vatican Insider, l’avvocato Malook attende una comunicazione dalla cancelleria «da un momento all’altro».

 

La nuova situazione, che sembra vicina a sbloccare lo stallo in cui versa il caso, sembra aver ridestato forza morale e tenacia nella donna che è in carcere ormai da otto anni. Nadeem e l’avvocato Malook le hanno fatto visita in carcere pochi giorni fa: «Asia oggi ha uno spirito combattivo. Lo Spirito Santo illumina il suo cuore e la sua mente. Sta bene fisicamente e psicologicamente. Si dice pronta a testimoniare davanti alla Corte Suprema, anche tramite un possibile collegamento di video conferenza dal carcere. È più che mai convinta della sua innocenza e sa che Cristo non l’abbandonerà. Ripete sempre che Cristo è la sua forza», racconta Nadeem, anch’egli incoraggiato dal trovare la contadina del Punjab «con il morale alto e la convinzione dell’assoluzione». «Sono pronta a parlare con i giudici, sono innocente e posso dire con chiarezza cosa è accaduto. Cristo mi aiuterà», ha detto Asia all’avvocato Malook.

 

Tuttavia la difesa esclude categoricamente, per motivi di sicurezza, che la donna possa essere trasferita dal carcere femminile di Multan, dove si trova, alla sezione della Corte Suprema di Islamabad, dove si terrà il giudizio. Sono arcinoti in Pakistan i casi di imputati di blasfemia divenuti vittime di esecuzioni extragiudiziali in un frangente simile. Nel 2010 i fratelli Rashid e Sajid Masih Emmanuel, due cristiani a processo con la medesima accusa di blasfemia, furono uccisi a colpi di arma da fuoco all’uscita del tribunale di Faisalabad, nel Punjab. Sarà da valutare con i giudici, invece, la possibilità di stabilire un collegamento in video conferenza.

 

L’avvocato musulmano Saiful Malook, confermando l’atteggiamento tenuto fin dalle prime ore in cui accettò di difendere la donna, non ha perso la fiducia e si dice pronto a dimostrare ai giudici in modo inconfutabile che «la condanna di Asia Bibi è sbagliata, le prove che l’hanno motivata sono scarse e insufficienti a motivare la condanna e le accuse sono infondate. Secondo la giurisprudenza e gli standard legali del sistema giudiziario pakistano, Asia va assolta», riferisce a Vatican Insider.

 

Anche oggi, però, la vicenda di Asia Bibi non può essere isolata dal contesto sociale e politico del Pakistan, che tanto ha influito sull’andamento del suo caso. Il primo riferimento è quello legato all’abuso della «legge sulla blasfemia» (gli articoli del Codice penale usati per condannare la donna) e all’urgenza di sradicare l’estremismo islamico dalla società.

 

«Urge intraprendere azioni audaci per combattere l’estremismo religioso in Pakistan: il primo passo è abrogare o riformare la legge sulla blasfemia», ha commentato l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, promotore dei diritti umani in Pakistan e difensore di diversi casi di vittime della legge sulla blasfemia. «I gruppi estremisti islamici stanno ora convertendosi in partiti politici per poter conseguire i loro obiettivi – osserva – e difendono strenuamente la legge sulla blasfemia».

 

«In tal modo questa legge viene politicizzata, in vista delle elezioni generali del 2018: questo è anche il motivo per cui, a mio parere, non sarà facile né scontato che il tribunale fissi a breve una data di udienza per l’appello di Asia Bibi», nota Gill. Secondo il legale, l’avvicinarsi del voto del 2018 e l’inizio di una campagna elettorale che si preannuncia infuocata potrebbero influenzare nuovamente il caso della donna cristiana e generare un nuovo rinvio, e dunque nuova attesa e sofferenza.

Paolo Affatato – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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